Trump, un vero outsider alla Casa Bianca

Ha parlato demagogicamente alla pancia di una fetta della società americana, ma ha creduto in una politica che ripartisse dal basso, contro un establishment sentito sempre più lontano dai problemi dell’America vera, quella che vive lontano da Boston, New York, San Francisco. Trump può contare su uno zoccolo duro di elettori le cui opinioni sfiorano effettivamente il razzismo e la xenofobia, ma è anche riuscito a portare dalla propria parte tanti elettori della provincia e delle periferie deindustrializzate.

Contro tutto e contro tutti, Donald Trump è riuscito a diventare Presidente degli Stati Uniti. Sembra essere questa la cifra fondamentale delle elezioni americane. La lunga campagna elettorale costruita sulla delegittimazione reciproca, sugli attacchi personali e sui colpi bassi ha portato alla vittoria del candidato che nessuno si aspettava. Trump ha vinto contro la stragrande maggioranza dei media americani e internazionali; contro i sondaggi di ogni tipo, realizzati con metodi tradizionali o analizzando milioni di tweet; contro il parere degli esperti; persino contro il proprio partito. Eppure, evidentemente, Trump ha vinto avendo con sé – non contro – una parte importante del popolo americano.
E’ troppo presto per dire che cosa accadrà, cosa cambierà e cosa rimarrà immutato nella politica interna ed estera americana.

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