Il duello Renzi-Merkel

Dietro le proteste (ad alta voce) del premier italiano contro la Germania

Sta cambiando qualcosa, tra l’Italia e la prima della classe in Europa, la Germania. Ci sono varie ragioni – molte delle quali economiche – che stanno spingendo la politica italiana (e in particolare il presidente del Consiglio Matteo Renzi) a usare toni diversi con i cugini teutonici, e in particolare con la cancelliera Merkel. Toni più arrabbiati, più recriminatori, più perentori.

Diciamo che la crisi di alcuni istituti bancari italiani è la goccia che rischia di far traboccare il vaso. Da Nord non ci è consentito un salvataggio pilotato dallo Stato italiano, mentre i tedeschi hanno salvato decine di loro istituti bancari senza che nessuno movesse un rilievo. O che questo rilievo fosse ascoltato. Così qui si sono applicate regole draconiane, evitate ai risparmiatori tedeschi (ma non a quelli ciprioti o greci…).

Non è solo un braccio di ferro vinto dai più forti. I tedeschi credono che le proprie banche siano state salvate con i loro soldi, mentre quelli dei Paesi-canaglia verrebbero salvate sempre dai… loro soldi. Per loro, l’Italia indebitatissima non ha margini di manovra se non accendendo altri debiti. E non credono molto agli sforzi risanatori dei nostri governi. Se Merkel finge di darci fiducia, chi comanda veramente – il ministro delle finanze Schauble e la Bundesbank – è su posizioni fortemente e chiaramente scettiche. E a Berlino la “misura anti-terrorismo” del bonus renziano di 500 euro per mandare i diciottenni a teatro, è parsa tutto meno che una misura anti-terrorismo.

La questione è che, per salvare i vari Paesi europei negli anni scorsi dal default, l’Italia ha speso quasi 60 miliardi di euro, che certo non hanno alleggerito il debito pubblico. E sappiamo tutti che quelle misure pro-Grecia, Portogallo, Irlanda hanno aiutato moltissimo il sistema bancario tedesco, fortemente esposto in quei Paesi. E il tentativo di creare anche qui quella bad bank nella quale far confluire i crediti deteriorati delle banche italiane, così come hanno già fatto altri Paesi europei, è stato bloccato proprio dal mondo teutonico.

E un altro fronte s’è aperto con clamorose e chiarissime parole del premier Renzi: mentre l’Europa eteroguidata da Berlino sta alla chetichella promuovendo il raddoppio del gasdotto che dalla Russia raggiunge la Germania via Baltico, la stessa Europa sta mettendo una pietra tombale sopra il progetto SouthStream che porterebbe sempre il metano russo in Europa, ma via Balcani e Italia. Insomma il discorso è semplice, chiarissimo: cara Berlino, ha detto Renzi, non stai facendo gli interessi dell’Europa intera, ma solo i tuoi alle spalle dell’Europa intera. E un po’ di verità, se non molta, c’è in queste parole.

Almeno si sta dissolvendo la finzione del “volemose bene” tutti, per far emergere la verità di sempre: ognuno tende a tirare l’acqua al suo mulino. Allora in un simile scenario la Germania rimane forte se ha a che fare con tanti singoli Stati deboli e disuniti; diventa meno imperiosa se si ritrova ad essere notevolmente isolata come sta accadendo in questi ultimi mesi, con Paesi scontenti per la politica economica imposta da Berlino, e altri (quelli dell’Europa dell’Est, Polonia in primis) insoddisfatti per le inesistenti politiche migratorie e per l’atteggiamento ambiguo che i tedeschi tengono con la temutissima Russia.

Unico, reale problema: la politica tedesca sta reagendo con un arrocco ancora maggiore. Dentro la Cdu governativa (e all’alleato socialdemocratico) sono in molti a volere il falco Schauble al cancellierato, al posto della troppo duttile Merkel. Attenzione, il 2016 non sarà un anno qualsiasi, per l’Europa unita.