I binari paralleli di vita e sport

Nello sport come nella vita serve disciplina e una valida direzione. Questo il concetto emerso nel recente incontro di lunedì 7 aprile, presso il salone Caritas di via Vescovado, sul progetto “Il sogno di Santiago”, promosso dalla Diocesi di Fossano con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio e rivolto alle associazioni sportive locali.

Nello sport come nella vita serve disciplina e una valida direzione. Questo il concetto emerso nel recente incontro di lunedì 7 aprile, presso il salone Caritas di via Vescovado, sul progetto “Il sogno di Santiago”, promosso dalla Diocesi di Fossano con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio e rivolto alle associazioni sportive locali. Dalla sua nascita, questa progettualità ha inteso porre l’accento sull’importanza dell’educazione nello sport e sul ruolo fondamentale che allenatori e dirigenti hanno nel loro ambito, non solo come guide sportive ma anche formative per la migliore crescita dell’individuo.
“Palestra dell’educare nello sport” il titolo della serata a cui hanno partecipato allenatori, istruttori, maestri, guide e dirigenti di società sportive del Fossanese (atletica 75, baseball, Cai, ginnastica artistica, ju-jitsu, tiro con l’arco) coinvolgendo anche il basket Savigliano.
Un momento di riflessione e di scambio da parte degli intervenuti, che hanno approfondito il tema dell’educare nell’ambito delle singole discipline sportive e, dunque, la grande responsabilità che compete ai soggetti che decidono di porsi alla guida dei giovani.
Ha aperto e condotto i lavori Monica Mazzucco (facilitatore ed esperta in comunicazione e partecipazione) che, con Carlo Turco (insegnante, laureato in filosofia ed esperto di cinema), collabora a “Culturadalbasso” la start-up no profit che crede nel valore delle persone e nella collaborazione tra esse. “Nel precedente incontro - ha introdotto Mazzucco - don Derio Olivero ha fornito i pilastri dell’educazione, sottolineando come la Chiesa abbia un ruolo cardine nell’aiutare i giovani a crescere e che il suo stare in piedi dipenda anche da quest’aspetto. Stasera vogliamo concentrarci sul ruolo dell’allenatore e della sua doppia dimensione: umana, in grado di trasferire dei valori, e sportiva o tecnica sul campo”.
Un momento fortemente interattivo scandito da due esercizi, proposti sotto forma di gioco, che hanno stimolato la partecipazione, indotto alla riflessione con, in certi casi, una rivisitazione del proprio punto di vista e la nascita di nuove idee da portare a casa.
Ci si è concentrati sul termine feedback, che deriva dalla zoologia e che in inglese si compone di to feed (nutrire) e back (indietro), tentando di fornire una valida traduzione e una concreta valenza.
Feedback letteralmente significa retroazione e sta dunque per “ritorno di informazioni” che si possono dare o ottenere da un individuo con cui si sta interagendo, ovvero un riscontro in merito a un pensiero o un’azione che si scambia con una determinata persona; in buona sostanza una risposta a uno stimolo.
Per un allenatore o formatore, l’efficacia (qualità) e l’efficienza (tempo e quantità) sono prerogative del feedback; arrivarci non è immediato e semplice. Circostanziare e soggettivizzare, cioè valutare in base alla situazione e alla persona è fondamentale. Non si possono utilizzare gli stessi strumenti con persone diverse; le loro diverse reazioni avallerebbero la tesi.
Interrogativo complicato, che ha fatto parecchio discutere, è il cosiddetto feedback negativo, ovvero il rimprovero. Qualcuno degli intervenuti ha sostenuto sia meglio una valida alternativa; studi americani provano che “l’impatto emotivo su una persona è sempre misurabile; se negativo influisce cinque volte tanto”. Altri pensano che, nei tempi giusti, sia costruttivo perché genera una sorta di sfida che mette in gioco le abilità e le capacità dell’individuo, spronandolo a reagire. Fondamentale è misurarsi con il singolo, tentando un feedback negativo solo dopo aver conosciuto la persona evitando spiacevoli reazioni e il rischio di pregiudicare un rapporto. Quindi l’attenzione personale è di capitale importanza; sensibilità che l’istruttore deve coltivare e sviluppare, esercitandola regolarmente.
Carlo Turco, per rendere concreti i pensieri affrontati, ha proposto alcuni spezzoni di film (Million dollar baby, Le riserve - Shane Falco torna in campo e un’intervista a Julio Velasco, allenatore di pallavolo) da cui si evince che nell’allenatore l’allievo cerca sicurezza, fiducia e sincerità. “La durezza del consiglio - precisa Turco - ammesso sia appropriata per chi la riceve, e quindi vada sempre soggettivizzata, è accettata solo se l’autorevolezza di chi la esercita è elevata. Essere autorevoli comporta essere responsabili. La leadership a cui l’istruttore è chiamato si estrinseca nella capacità di condividere le responsabilità e di camminare con chi gli sta vicino”.
Chi insegna, qualunque sia la disciplina o la materia, si serve della comunicazione che, come il gesto atletico, si impara e si modifica in base alle esigenze e a chi si ha di fronte. Di fatto si instaura ciò che in gergo si definisce “riconoscimento” ovvero lo scambio di comunicazione tra due interlocutori con il transito del messaggio.
Lo sport è una palestra di vita e nella vita, per crescere, si applicano i medesimi concetti delle discipline sportive.
Nella vita come nello sport, assumersi delle responsabilità è fondamentale per irrobustire la propria personalità, per essere pronti alle sfide che il futuro presenta. Vita e sport viaggiano su binari paralleli; talvolta sullo stesso.
Utili spunti e profonde riflessioni sono arrivati dai partecipanti che, con le loro personali esperienze, hanno portato un contributo fattivo alla serata per una migliore comprensione del loro ruolo e dunque una sempre più incisiva efficacia nell’insegnamento e nel trasferimento di valori umani e sportivi.
“Nello sport come nella vita - conclude don Derio Olivero vicario generale - essere adulti e responsabili comporta avere i giusti strumenti per tirare fuori quell’uomo e quella donna che stanno crescendo. «Tra me e me ci sta l’universo intero» è una frase efficace, che mi piace spesso citare perché rende bene l’idea di essere disposti a cambiare e che il dialogo va sempre mantenuto. Buon cammino a tutti, con una nuova giornata di gruppo prevista per l’autunno”.