Pittori Russi alla Saletta Celeghini

In occasione dell'annuale "Sagra del Peperone".

Tra le mostre "importanti" che ogni anno ci presenta la "Saletta d'Arte Celeghini" di Carmagnola è da annoverare ogni anno quella allestita n occasione dell'annuale "Sagra del Peperone" e la tradizione è stata mantenuta anche quest'anno con la rassegna dedicata ai "Pittori russi" dove troviamo opere di questi artisti: Vladimir Andreev, Nikolaij  Latyshenko,  Boris  Lavrenko,  Georgij Moroz,  Evsey Reshin,  Gleb Savinov, Igor Smekalov,  Sergeij Tkacev, Leonid Vaichlia,  Nadezhda Vorobieva.

La mostra è stata inaugurata sabato 1 settembre scorso e chiuderà il prossimo 29  di questo stesso mese (chiusura domenica e lunedì, tranne che dall'1 al 9 quando sarà aperta tutti i giorni in coincidenza con la "Sagra del Peperone").

Si  tratta, in tutto, di dieci artisti russi (li ho elencati prima nominalmente), cinque dei quali troviamo anche nella rassegna che quasi contemporaneamente si svolge a Palazzo Lomellini (mostra di cui dirò in altra occasione) mentre cinque sono del tutto inediti qui e non presenti nell'altra rassegna.

C'è una ragione in questa scelta e non è soltanto questione di dimensioni (ma anche questa deve essere considerata) ed è il carattere che la rassegna intende sottolineare: qui  troviamo opere di piccola e media dimensione ma la rassegna non cede alla mostra di palazzo Lomellini come validità e non soltanto perchè, in parte, si tratta degli stessi artisti ma sopratutto perchè qui sono presentate opere nate per una loro vita autonoma e non come "bozzetti preparatori"  da cui poi l'artista potesse ricavare opere più ariose e complete.

Le opere qui in esposizione  hanno una finalità più intima e famigliare, una luminosità per certi versi anche maggiore , più suadente e suggestiva, una capacità di relazionarsi con il visitatore anche maggiore proprio perchè si tratta di una atmosfera più raccolta ed intimista.

Poi, certo, la mano dell'artista si muove con una libertà anche maggiore, di più grande immediatezza, di più immediata percezione da parte di chi la osservi e con una carica persuasiva tipica che svela la prima emozione che l'artista prova davanti ad un soggetto o ad una atmosfera e che riesce a trasmettere efficacemente e in maniera più immediata in uno spazio più piccolo e più raccolto ed inoltre quelle qui presentate sono opere nate per una loro vita autonoma e non come "bozzetti preparatori"  da cui poi l'artista potesse ricavare opere più ariose e complete.

Per tutti questi motivi , sottolineando che ho visto con molto interesse le opere di tutti gli artisti presenti in rassegna (anche se li conoscevo da tempo per l'amicizia che mi legava a Stefano Pirra, fossanese e titolare a Torino dell'omonima galleria che li tratta da decenni), mi soffermerò in particolare su quelle di Vladimir Andreev (1910 - 1955), Eysey Reshin (1916- 1978), Igor Smekalov (1965 - vivente),  Leonid Vaichlia (1922 - vivente?) e Nadezhda Vorobieva (1924 -2011).

Intanto una prima considerazione sono artisti nati e cresciuti in epoche diverse e provenienti da regioni diverse dell'immenso "impero" sovietico/russo.   Come seconda osservazione occorre dire che, almeno i più anziani Andreev e Reshin (ma forse anche la Vorobieva e Vaichlia) vissero negli anni in cui il "realismo socialista" che vide affermarsi la scelta di quadri di grande formato, dal disegno netto e preciso, poiché l'impressionismo fu dichiarato borghese e pertanto antirivoluzionario.

Quindi, opere come quelle realizzate da questi artisti, ancorchè in genere datati ad un momento successivo ma sempre in tempi in cui deviare dalle direttive imposte dal partito era estremamente rischioso, mi sembrano testimoniare l'esistenza di una sorta di "resistenza passiva" di tanti artisti sia nella scelta delle tematiche sia nelle dimensioni delle opere (ancorchè questo aspetto risultati decisamente meno importante).

Nadezhda Vorobieva, a titolo di esempio,sceglie di privilegiare soggetti legati all'infanzia, alla spensieratezza di quell'età: così i bambini giocano nella neve, si intrattengono con i compagni di scuola o sono colti in situazioni di intimità domestica o nel sonno sereno dei più piccoli.

Se poi mi soffermo sulle opere di Reshin e confronto "Spiaggia" e "Studio per figura femminile", allora non si può non sottolineare il suo impegno nell'elaborare un linguaggio personale che rispecchi l'evoluzione della sua sensibilità tutta tesa, nel primo caso, a cogliere un attimo di vita sul litorale marino (o magari di un fiume) e, nel secondo, a rendere con naturalezza un gesto dell'attività quotidiana

Un ampio respiro permea la produzione artistica di Andreev il quale ama cimentarsi con le più diverse tematiche che esprimono grande efficacia rappresentativa, forse maggiore proprio nel piccolo formato. Questo sia che tratti il tema dei lirici paesaggi rurali della sua Baschiria o quello del ritratto dei bambini.

C'è poi in mostra l'esperienza di Smekalov che, come ho già sottolineato altra volta, è quella che più mi intriga; sarà forse la circostanza che si tratta di un artista nato nel 1965 (e che quindi non ha vissuto l'esperienza del !realismo socialista"), sarà la circostanza che la sua formazione è avvenuta a Orenburg (dov'ò nato) lontano dai due centri guida dell'esperienza russa ( e cioè le "scuole" di San Pietroburgo e Mosca), sarà la sua partecipazione al gruppo di Pasmurovo prima e alle esperienze del gruppo artistico Accademia Sadki che riuniva artisti contestatori in quel periodo; oppure sarà forse la circostanza che egli mi rimanda per un verso alle esperienze italiane di Felice Casorati e Giorgio Morandi per un verso ed a quella di Trento Longaretti per un altro aspetto.

Poi ci sono le opere di Leonid Vaichlia che, avendo vissuto la maggior parte della sua esperienza nel periodo in cui il "realismo socialista" era per gli artisti russi un "dogma", ha saputo restare libero dalle imposizioni

creando un suo percorso di impostazione tipicamente figurativa, in cui emergono un profondo senso dello spazio e una spiccata sensibilità al mondo contadino.

Degli altri artisti presenti ho avuto altre volte occasione di dire (e magari dirò in occasione della mostra di palazzo Lomellini.

Intanto godetevi fino al 29 settembre questa rassegna: ne vale la pena.