Sette artisti a Mondovì in una mostra a Santo Stefano

Una mostra che si può visitare nei fine settimana dal venerdì alla domenica fino al 2 aprile tra le 16 e le 18,30.

Organizzata dall’associazione monregalese “Gli Spigolatori”, si è inaugurata sabato scorso 4 marzo alle ore 18,30 presso il Centro Espositivo Santo Stefano a Breo la mostra collettiva “Le Alpi del mare: uno scrigno di bellezza” che vede raccolte e presentate un gruppo di opere di sette artisti che operano nel monregalese.
Si tratta di Ernesto Billò, Francesco Russo “Burot”, Maria Grazia Dotti, Ferruccio Spezzati “Teiler”, Valentino Tamburini, Pierre Tchakhotine e Gianni Vigna.
Curatore della rassegna, anche questa volta il critico (e poeta) Remigio Bertolino che detta il testo illustrativo del simpatico catalogo dedicato alla mostra e che annota che questi sette artisti ora riuniti in questa collettiva raccontano, ciascuno con il proprio linguaggio espressivo, il rapporto uomo-natura nell’abito del territorio in cui vivono ed operano.
Sono in verità espressività tra loro molto diverse, alcune delle quali, ho incontrato per la prima volta.
Per me è stata una piacevole riscoperta ritrovare il gruppo di acquerelli di Ernesto Billò. Questo artista straordinario lo conosco da tantissimo tempo ma, poiché egli soltanto molto raramente espone i suoi lavori, è sempre una piacevolissima sorpresa incontrarlo in queste rassegne monregalesi. Il suo modulo espressivo è, per tanti versi, riconducibile al modello più classico dell’acquerello che ha avuto in passato tra noi un grande interprete come è stato il novellese Oreste Tarditi (che peraltro è stato allievo di quell’Agide Noelli che Billò conosce bene e di cui ha tracciato un vel profilo in un suo aureo libro del 1978). Il suo pennello gonfio d’acqua traccia le linee essenziali del tema che poi viene rifinito con leggeri tocchi a perfezionare la visuale dell’opera come la sua emozione l’ha guidato a “leggere” l’insieme di quello che, in genere, è uno scorcio paesaggistico. Ne sono prova le opere presenti in mostra ed in particolare la grande, aperta veduta dei dintorni di Mondovì e la ariosa veduta con una chiesa protagonista sullo sfondo.
Accanto a lui un altro acquerellista di cui mi sono molto occupato anche ultimamente e che risponde al nome di Gianni Vigna. Anche lui opera con l’acquerello ma lo conduce, mi par di capire, con un modus operandi diverso e, per certi versi, meno classico, di gusto “naif” o forse più esattamente “istintivo” dove protagonista è sempre la luce che si fa spazio in ogni suo foglio rugiadoso e leggero con quelle sue atmosfere silenti e immote che restano nella memoria e parlano al cuore.
Mi ha sorpreso ancora una volta Ferruccio Spezzati (usa come pseudonimo “Teiler” che era il soprannome con cui la sua famiglia era chiamata al suo paese d’origine in val Soana) che adesso alterna la pittura alla lavorazione a sbalzo del rame (come faceva il padre nella bottega a Carassone). La ricerca pittorica, iniziata negli anni settanta del secolo scorso, guardava (e guarda) ad una sorta di “nuova figurazione” vagamente surreale di grande impatto. Pittore schivo e mai troppo presente in mostra, con le opere in rame, sembra ricercare, per un verso, un taglio più artigianale mentre (a ben osservare le sue opere) appare chiara la ricerca di una forma d’arte, una sorta di trait d’union tra pittura e scultura e questo, a mio sommesso avviso, lo svelano bene i disegni preparatori.
E’ viceversa artista che incrocio da tanto tempo Francesco Russo, meglio conosciuto con lo pseudonimo di “Burot”, artista carruccese ora trapiantato a Mondovì, irrequieto ed instancabile ricercatore che si muove tra pittura, scultura e grafica che in mostra presenta tutta una serie di opere a testimonianza della poliedricità della sua ricerca. Mi ha incuriosito (perchè fin qui non avevo avuto molte occasioni di incontrala) la sua espressività grafica che mi sembra mutuare spunti da artisti nazionali e locali , da Marangoni a Briatore.
Altra presenza ben nota quella di Pierre Tchakhotine, pastellista francese di origini russe, che nel Cuneese ha conosciuto una sua seconda patria e che ha saputo guadagnarsi stima ed apprezzamento per l’uso sapiente del pastello morbido e per il suo lavoro di taglio post-impressionista operando rigorosamente en plein air. In questa rassegna egli presenta un gruppo di opere ispirate all’ambiente delle “Alpi del mare” come vuole il tema della collettiva.
Ho incontrato invece per la prima volta i lavori di Valentino Tamburini e la pittura di Maria Grazia Dotti i cui ho apprezzato la creatività ed il gusto nell’uso cromatico per i quali non mi azzardo in ulteriori valutazioni proprio per la scarsa conoscenza del loro operare.
In conclusione, sette sguardi differenti capaci di rendere omaggio, come richiedevano gli organizzatori, ad un territorio geografico che nasce da una sorta di abbraccio ideale visivo tra mare e montagna.
Una mostra che si può visitare nei fine settimana dal venerdì alla domenica fino al 2 aprile tra le 16 e le 18,30.