Sulla panchina dell’anima… sognando l’Infinito

Una lezione speciale con la 5ª B Liceo delle Scienze applicate dell’Istituto "Vallauri"

Declamare l’Infinito, nell’area della grande panchina recentemente inaugurata, ha entusiasmato i ragazzi e le ragazze della 5ª B Lssa dell’Istituto Vallauri. Abbiamo raccolto alcune riflessioni che crediamo possano essere un grazie a tutti quelli che hanno lavorato, per regalare a Fossano una “specialissima” Big Bench.

Mi sto sedendo su una Big Bench, una panchina grande, per me, dall’alto del mio metro e cinquanta, enorme: l’idea è nata per far sentire chi si siede di nuovo bambino, ma io un po’ mi ci sento sempre, non so se perché vorrei essere come Peter Pan o se perché ogni sedia sembra sempre troppo alta, per toccare con i piedi terra. I miei pensieri si rincorrono, ne perdo a tratti il filo, ma ciò non è importante: si preannuncia un’interessante lezione di letteratura. La nostra insegnante ci racconta com’è nata l’idea di queste “grandi panchine” e dopo averci introdotto un poeta che ben conosciamo ci invita a recitare “l’Infinito”: “…Sempre caro mi fu quest’ermo colle...” declama Giulio…

I pensieri ora volano: chissà se qualcuno si è mai sentito come Giacomo Leopardi, se ammirando interminati spazi è volato con il pensiero lontano dalle mille preoccupazioni quotidiane, lontano dallo stress, dai problemi, dalla solitudine, dalla tristezza. Il poeta assomiglia così tanto a noi: cerca il sapore della felicità, vuole raggiungere quell’Infinito che accomuna tutti, anche se per ognuno è diverso… Ancora un turbinio di pensieri occupa la mia mente, quando la voce di Giulio scandisce lentamente l’ultimo verso: “...e il naufragar m’è dolce in questo mare…”. La lirica sembra dilatarsi ad abbracciare l’aria, il cielo, le montagne intorno a noi.

La poesia è conclusa, e ora? Si torna in classe? Sto così bene qui, in mezzo al verde, tra le braccia della mia amica, gli occhi puntati verso il cielo a cercare non si sa bene cosa. No, non è finita. La lezione di italiano si sta trasformando in una lezione di vita: “la letteratura è la materia del cuore, dell’anima, ci fa emozionare”, sussurra la nostra insegnante, “sarà fantastica compagna delle vostre vite, renderà possibile sentire e condividere i moti delle vostre anime”.

Ancora pensieri discordanti, sensazioni che si rincorrono, sogni di futuro e insieme già rimpianti di passato… Qui insieme ai miei compagni sento il tempo che scorre, cinque anni con loro... presto la vita ci farà percorrere strade diverse, oggi insieme su questa grande panchina… ma domani?

Ognuno di noi è immerso nei propri pensieri, come se fossimo tutti con il cuore in mano, almeno io mi sento così: chiudo gli occhi, mi sento leggera come un soffione, portata dal vento volo lontano, verso le persone a cui voglio bene, da chi è troppo distante, da chi non c’è più. Mi sento serena, felice, è come se riuscissi a respirare quell’Infinito: non so nulla, neanche cosa voglio fare da grande, eppure sono qui, su questa panchina, che mi domando perché a volte ci creiamo così tanti problemi da soli, perché discutiamo, litighiamo, ci facciamo la guerra, quando al mondo ci sono tante cose così meravigliose: basterebbe fermarsi un attimo e guardarle.

Le lezioni dovrebbero essere tutte così, è ciò che ci aiuta a crescere. La Big Bench è nata per farci sentire piccoli, ma io proprio qui, forse per la prima volta, mi sono sentita grande.

Sara Piumatti

Servizio completo (con i commenti di altri studenti) su La Fedeltà in edicola il 15 novembre