A processo la banda che colpì il Fossanese

I delitti contestati risalgono al 2012-2013. Tra le zone colpite anche Trinità e Sant'Albano

Secondo le accuse la banda di cui facevano parte mise a segno, tra gli 86 delitti contestati, anche furti in abitazioni tra Trinità e Sant’Albano Stura. 

Mercoledì in aula il pubblico ministero ha chiesto la condanna dei (presunti) componenti del gruppo ancora a processo: nove anni di carcere per Tufik Merxhoni, cinque per Marenglen Beshi e Renato Tamaj e 8 per Edi Dardha. I delitti contestati vennero commessi nel Nord Ovest d’Italia tra il 2012 e 2013.

Gli imputati, tutti di origine albanese, sono gli ultimi del gruppo ad essere giudicati perché all’epoca dell’emissione della misure cautelari erano latitanti. Gli altri hanno già subito condanne in primo e secondo grado e sono in carcere. Secondo la Procura di Cuneo la banda (compresi coloro che sono già stati condannati) sarebbe responsabile di furti avvenuti in parte in provincia di Cuneo, soprattutto in Saviglianese, Fossanese e Monregalese. Dopo gli arresti, alla conferenza stampa, il sostituto procuratore disse di aver contato 86 delitti contro il patrimonio in 39 diversi raid notturni. L’episodio più cruente, che viene attribuito a Tufik, è una rapina in una villa di Monasterolo di Savigliano.

Mi obbligarono a inginocchiarmi davanti a mia figlia - aveva spiegato il proprietario della casa di Monasterolo - l’hanno minacciata che se non diceva dove era la cassaforte mi avrebbero tagliato la gola”. La bambina, disperata, aveva reagito implorando i tre rapinatori di lasciar stare il papà, assicurando che avrebbe dato lei i 40 euro che aveva nel salvadanaio.

Per l’avvocato difensore ci sono stati errori di identificazione degli imputati durante le indagini. Secondo il legale a depistare sono state proprio le intercettazioni perché le stesse utenze venivano, in realtà, usate da persone diverse. Le repliche e la sentenza sono previste a gennaio 2019.