Federica, giovane volontaria di Cervere a Lourdes

“Quando ci avviciniamo alla grotta non ci sono più né sani né malati, siamo tutti uguali

Le recenti alluvioni hanno mostrato, ancora una volta, fra scenari di desolazione e di umiliazione dell’uomo da parte della natura, violata e ferita dall’egoismo dell’uomo stesso, la voglia di bene e di solidarietà dei giovani. Sono stati gli “angeli del fango”, i giovani accorsi come volontari sui luoghi dei disastri, ad accendere una luce di speranza nelle terribili scene dei servizi televisivi.

Il volontariato giovanile attuale, oltre ad esprimersi in eventi episodici, ha una parte esistenziale nella vita di tanti giovani, manifestandosi in svariatissimi modi, tutti accomunati dalla ricerca del bene “degli altri”. A Cervere vogliamo condividere con i concittadini l’esperienza di volontariato vissuta a Lourdes da Federica Marino, 22 anni, apprendista parrucchiera: "Quando mi è stato proposto di vivere questa esperienza non sapevo bene che cosa mi aspettava, tuttavia avendo già il pallino del volontariato ho accettato. Sono partita con certe idee e sono tornata invece con un’esperienza che ha cambiato il mio modo di vedere le cose. La mia idea era di aiutare, di mettermi a confronto con persone che hanno problemi seri di malattia, di handicap, che guardiamo a volte con tenerezza. A Lourdes, invece, anche se non sono stata a contatto diretto con malati gravi, ho capito che la sofferenza non è mai esibita; i malati non chiedono compassione: la malattia è normalità. Quando ci avviciniamo alla grotta non ci sono più sani né malati: siamo tutti uguali”.

L'intervista completa su La Fedeltà in edicola mercoledì 19 novembre