La visione di Adriano Favole verso un mondo che ci ha presentato il conto

Il vice direttore del Dipartimento di Culture, Politica e Società, collaboratore del Corriere della Sera, presenta il suo ultimo libro “Vie di fuga”

Dialogare davanti a una tazzina di caffè e un vassoio di pasticcini con Adriano Favole, antropologo di fama internazionale, è stato un piacere. Il pretesto: l’uscita del suo ultimo libro “Vie di fuga” edito dall’Utet, pubblicato nel mese di aprile a pochi giorni dalla IX edizione di Dialoghi, il Festival di antropologia del contemporaneo che si tiene a Pistoia, di cui Favole oltre che consulente è ospite fisso. 

Adriano Favole, trinitese, dal 2015 è vice direttore per la ricerca presso il dipartimento di Culture, politica e società dell’Università di Torino, dove insegna Antropologia culturale e Cultura e potere. Ha tenuto corsi presso diverse Università, autore di diversi libri, da anni collabora con “La Lettura” del Corriere della sera.

"Vie di fuga" è un libro estremamente attuale, capace di parlare di antropologia anche a noi profani. Perché “parla di noi” come saggiamente dice Corrado Augias presentandolo nella sua rubrica de “La Repubblica” on line. "Oggi si fatica a passare il messaggio sull’importanza delle differenze culturali, non tanto perché a tutti i costi si debba, per buonismo, accettare e apprezzare gli altri, ma in quanto non puoi non vivere in una cultura aperta. Ne abbiamo bisogno. Ed è quello che ho cercato di dire con gli otto passi proposti nel libro. Per uscire, scombinare questo pensiero di paura" spiega Favole in una lunga e interessante intervista rilasciata a la Fedeltà.

Articolo su la Fedeltà in edicola mercoledì 4 luglio