Antonino (Nino) Baglieri

Testimoni del Risorto 25.02.2015

Il 6 maggio 1968 precipita da un’impalcatura, facendo “un volo di diciassette metri, un metro per ogni anno della mia età”. In quel giorno si infrangono tutti i sogni di un giovane muratore, al quale, oltre al femore destro, diagnosticano la frattura della quinta e della settima vertebra e che nel suo letto d’ospedale si risveglia tetraplegico, incapace di qualsiasi benché minimo movimento, ad eccezione della testa. Per i medici che lo hanno in cura si tratta di un caso disperato e arrivano a proporre l’eutanasia, cui si oppone con tutte le sue forze soltanto la madre, che da quel momento inizia a prendersi cura di lui, accompagnandolo in un calvario senza fine. A cominciare dai ricoveri ospedalieri dei primi due anni, che non gli portano alcun miglioramento, come avevano pronosticato i medici. Ritornato nel 1970 a casa, devastato nel fisico ma ancor più nell’anima com’è facilmente intuibile, si rinchiude in un isolamento sempre più totale, rifiutando ogni contatto con l’esterno per evitare la commiserazione e la curiosità di chi potrebbe incontrare: soltanto in estate accetta alcune ore di aria e di sole nel cortile di casa, ma in una posizione in cui nessuno lo possa vedere. Fino al 1978 sono anni di ribellione, di bestemmie e di solitudine; il 24 marzo, venerdì santo, un gruppo del Rinnovamento dello Spirito insieme a padre Aldo Modica si riunisce attorno al suo letto per una preghiera, sollecitata da lui, che ha sentito parlare di questi incontri in cui si verificano anche guarigioni. Al momento dell’imposizione delle mani da parte del sacerdote “ecco, un grande calore e un grande formicolio invadere tutto il mio corpo; come una forza nuova entrava in me e qualcosa di vecchio usciva”. Non si tratta però della guarigione fisica che ha tanto sognato, “ma il Signore ha operato qualcosa di più grande: ha guarito il mio spirito”. Da quel preciso istante inizia per lui un cammino all’insegna della speranza e della gioia, con un’esplosione di vitalità che ha bisogno di essere comunicata agli altri. Un giorno scopre per caso di poter disegnare con la matita in bocca; poi, con lo stesso sistema, impara a scrivere e si appassiona al punto da elaborare preghiere e poesie. Si fa conoscere leggendo alcuni suoi lavori in una radio locale: le sue parole parlano al cuore e tanta gente comincia a cercarlo. Arrivano le prime telefonate, le lettere e molte persone, la sua casa e il suo letto diventano un crocevia della speranza. Accoglie ogni giorno 80 persone e la sua testimonianza di gioia arriva ovunque: da ogni continente gli scrivono e lui risponde a più di 7000 lettere. Incomincia anche a viaggiare, per testimoniare in convegni ed incontri com’è passato dalla disperazione alla gioia di vivere e regalando speranza e conforto. Attorno al suo letto si registra anche un viavai di seminaristi e religiosi, molti dei quali vi ritornano per celebrare proprio lì, accanto a lui, una delle loro prime messe. Dal 1982 inizia a festeggiare ogni 6 maggio “l’anniversario della Croce”, con la stessa intensità con cui si festeggia l’anniversario di matrimonio o di ordinazione, perché “se non fosse stato per quella caduta dal quarto piano, tutta questa grazia di Dio non l’avrei mai conosciuta”. Si affeziona anche a Domenico Savio, il santo festeggiato in quel giorno, che diventa il suo modello e il suo protettore. Perché in quello stesso anno chiede ed ottiene di entrare a far parte della famiglia salesiana come Cooperatore e il 31 agosto 2004 fa la professione perpetua tra i Volontari con Don Bosco (Cdb). Particolarmente ai giovani sono indirizzati le sue appassionate testimonianze ed i suoi infuocati inviti, arrivando a dire in un convegno giovanile a Loreto: “Se qualcuno di voi è in peccato mortale, sta molto peggio di me!”. Le sue riflessioni e meditazioni diventano libri, alcuni già pubblicati, altri in attesa di esserlo, perché ci sono ancora ben 69 suoi quaderni autografi da mandare in stampa. Muore la mattina del 2 marzo 2007 con un quadro clinico che lascia intuire tutta la sofferenza di quest’uomo che ha saputo vivere il dolore con il sorriso sulle labbra. Nella bara, secondo le sue disposizioni, lo rivestono con la tuta e con le scarpe da ginnastica ai piedi perché possa, questa volta correndo liberamente, andare incontro al suo Dio. La fama di santità di Antonino (Nino) Baglieri da Modica, è tale per cui il processo che lo porterà sugli altari è iniziato già il 3 marzo 2012, cioè il giorno successivo al quinto anniversario di morte, come richiesto dalle vigenti norme che regolano le canonizzazioni.