Edvige Zivelonghi

Testimoni del Risorto 26.09.2018

All’inizio, ad entusiasmarla è semplicemente il nome, “così bello che riassumeva ed appagava ogni aspirazione”: delle suore “Figlie di Gesù”, finora, ha sentito solo questo, ma tanto le basta per concludere che sarebbe un nome che potrebbe fare al caso suo. Edvige
Zivelonghi, infatti, sta curando con molta attenzione la sua vita spirituale con la preghiera, l’Eucaristia quotidiana, l’impegno per gli altri ed inoltre, da tempo, si sta chiedendo quale possa essere il progetto del Signore su di lei, per cui essere una “figlia di Gesù” è già, per scelta, la sua aspirazione. Le basterà conoscere questa Congregazione, frequentarla, approfondirne il carisma per desiderare di essere una di loro. È nata nel 1919 a Gorgusello di Breonio, nel veronese, in una famiglia ricca di figli e di fede e manifesta da subito un carattere deciso, congiunto ad un animo sensibile e generoso, che il clima famigliare, fatto di educazione esemplare e di caldo affetto, fa maturare in modo armonico ed equilibrato, aiutandola a crescere vivace, aperta al bene e al bello, desiderosa di amare il Signore e di impegnarsi nella vita cristiana. Nel 1940 si diploma maestra e i successi professionali che raccoglie nelle prime esperienze di scuola confermano l’opportunità di una scelta che ha semplicemente assecondato la sua inclinazione naturale all’insegnamento, malgrado la quale continua ad interrogarsi sul suo futuro.È di questo periodo, tra l’altro, un corso di esercizi spirituali presso le suore Orsoline, mentre contemporaneamente si lascia affascinare, prima dal nome e poi dal carisma delle “Figlie di Gesù” presso le quali trova lavoro come insegnante nell’autunno 1941. Trasformarsi in vive immagini di Gesù, nell’abbandono al volere di Dio e nell’impegno di educare i ragazzi poveri e abbandonati è il carisma specifico che le suore di questa Congregazione hanno ricevuto dal Fondatore, il veronese don Pietro Leonardi, e sembra fatto proprio su misura per una ragazza, innamoratissima da sempre della volontà di Dio e, adesso, anche dell’insegnamento. Il 27 febbraio 1942 vi entra come postulante. “Mi pare perfino impossibile: tanto è grande il mio entusiasmo di essere stata scelta da Gesù per diventare santa, per stare sempre vicino a lui adesso e nell’eternità!”: il senso di profonda pace e di santa gioia da cui è pervasa, sembra davvero il timbro di Dio sulla scelta compiuta, così a settembre dello stesso anno inizia il noviziato e il 14 settembre 1944 pronuncia i Voti religiosi come Figlia di Gesù. Si dona ai piccoli della scuola elementare a Massa, a Gaon e a Cerna, dove in particolare si prende cura dei piccoli sfollati per il pericolo bellico, ma dove anche la sua salute comincia a manifestare i primi cedimenti. Con il ricovero in sanatorio si diagnostica infine in tubercolosi polmonare la serie di indisposizioni che ne stanno limitando l’attività. Comincia il calvario dei ricoveri e l’allontanamento dalla comunità che per lei, così innamorata della vita fraterna, è un vero sacrificio, mentre cerca di “stare all’erta per scegliere sempre, con amoroso entusiasmo quello che hanno scelto Gesù e Maria. Confessa di “gustare una profonda pace quando, per mezzo dello spirito di fede, posso vedere ogni cosa in Dio e posso perciò comunicare alla sua amabile volontà nascosta sotto le apparenze del momento presente”: è il suo esercizio quotidiano di adattamento, attimo per attimo, a quanto di non programmato sta vivendo. È abitata da un crescente dolore fisico e morale che la sta scavando inesorabilmente, dal quale tuttavia riesce ad emergere per testimoniare alle altre ammalate la bontà di Dio e le esigenze del suo amore, per aiutarle materialmente e spiritualmente, coltivando in loro la fede e la speranza. Mentre sente che “l’abbandono alla Volontà di Dio è la via sulla quale trovo sempre tanta pace perché soddisfa i miei grandi desideri di santità, desideri che non sono mai riuscita a sfamare”, si accorge che la vita le sta sfuggendo nella lenta ed inesorabile consunzione del suo corpo sempre più fragile. È convinta, comunque, che il Signore ci vuole “santi allegri” e tale si sforza di essere fino all’ultimo giorno, il 18 marzo 1949: ha solo 29 anni e in sanatorio ha vissuto la maggior parte della sua vita religiosa. Mentre consorelle e ammalate si strappano di mano brandelli dei suoi vestiti da conservare come reliquia, cresce a dismisura la sua fama di santità, che il 19 maggio 2018 ha portato al riconoscimento della sua venerabilità.