Diocesi della Granda: quale futuro?

Nel giro di due anni tutti i vescovi della Granda andranno in pensione; cambiamenti in vista nella geografia diocesana cuneese

Domani, venerdì 13 febbraio mons. Giuseppe Cavallotto compie 75 anni e, secondo quanto prevede il diritto canonico, è obbligato a rassegnare le dimissioni nelle mani del Santo Padre. Nel giro di due anni arriveranno le dimissioni anche per mons. Luciano Pacomio (Mondovì),  mons. Giuseppe Guerrini (Saluzzo) e mons. Giacomo Lanzetti (Alba). Dunque in pratica in poco più di due anni cambieranno tutti e quattro i vescovi della Granda.

Questa singolare coincidenza unita al fatto che le nuove linee indicate dalla Conferenza episcopale italiana fissano la soglia minima delle diocesi a 100 mila abitanti, spingerà quasi sicuramente ad un riassetto territoriale complessivo, di cui Fossano e Cuneo sono state in qualche modo il laboratorio fin dal 1999 (da quando cioè mons. Natalino Pescarolo, recentemente scomparso, ricevette l’incarico di guidare le due diocesi “in persona episcopi” nella prospettiva di una progressiva integrazione).

Negli ultimi anni i vescovi della Granda si sono incontrati più volte e hanno formulato sostanzialmente due ipotesi: la prima prevede di accorpare le attuali cinque diocesi in due grandi agglomerati diocesani di circa 250 mila abitanti ciascuno (cioè Cuneo-Saluzzo-Fossano e Alba-Mondovì), la seconda riorganizza il territorio della provincia in tre diocesi di dimensioni medie, accorpando anche le aree del Braidese e del Saviglianese che attualmente fanno parte della diocesi di Torino (quindi Alba più il Braidese, Cuneo-Mondovì, Saluzzo-Fossano più il Saviglianese). Con quest’ultima ipotesi chissà che Fossano non possa reclamare la sede episcopale riportando il vescovo a risiedere nella nostra città...

Servizio completo su La Fedeltà in edicola martedì 17 febbraio 2015