Dopo Cagliari, uscire e mettere in rete il “lavoro buono” che c’è

Come proseguire il cammino dopo la Settimana Sociale

Sicuramente l’esperienza della 48ª Settimana sociale dei Cattolici in Italia è stata positiva e ha dato un nuovo animo al servizio della Pastorale sociale e del lavoro a livello piemontese. Diverse diocesi hanno già organizzato momenti di incontro tra le comunità e i delegati inviati a Cagliari. Tre di loro, che non avevano un direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro, si sono date da fare e prontamente hanno affidato l’incaricato a un laico competente. Sono bei segnali, ma è urgente per noi lavorare di più per stimolare le nostre comunità a una presenza maggiore e di maggior qualità nella vita sociale dei territori.

Siamo consapevoli che la bontà dell’esperienza vissuta si misurerà ora sulla nostra capacità di essere una pastorale che esce, che va nei territori, che incontra le comunità, gli imprenditori e i lavoratori. Da sempre si è detto che non si voleva fare dell’esperienza di Cagliari un evento chiuso in sé, ma che l’intento era di proporre un percorso di cui la Settimana sociale sarebbe stata solo una tappa, anche se molto importante. Per noi è stata un’esperienza che ci ha confermato la bontà del cammino fatto negli anni passati e l’attualità. In questo spirito vogliamo vivere la tappa del ‘dopo Cagliari’, abitando con coraggio tutte le relazioni, che spesso vuol dire non sfuggire dalla complessità dei processi umani e lavorativi del nostro tempo, nel desiderio di far parte di quella Chiesa in uscita che non ha paura di sporcarsi le mani e che ama profondamente e con fiducia il suo tempo.

Siamo consapevoli che la prima relazione importante che dobbiamo affrontare è quella tra i giovani e gli anziani, spesso genitori e nonni. Per rispondere efficacemente alla gravità della crisi del nostro Paese. Occorre un nuovo patto intergenerazionale per mettere a disposizione delle giovani generazioni quel patrimonio, sia mobiliare che immobiliare, di saperi e di denaro, che i primi hanno accumulato. Per questo occorre non solo generosità, che già esiste, ma anche molto discernimento, per investire efficacemente in percorsi e attività che abbiano futuro. Ci rendiamo conto che sarà conseguenza di uno sforzo serio a costruire una cultura del dono e a proporre delle politiche concrete e possibili. Per questo lavoreremo ad approfondire le quattro proposte che sono state date a Cagliari al presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, per capire, con le nostre associazioni, su quali di queste puntare per un dialogo costruttivo con le nostre amministrazioni regionali e locali. Nella ricerca nei nostri territori delle “buone pratiche” (imprese, cooperative, progetti di scuole professionali o di politiche sul lavoro) abbiamo constatato la verità di questa affermazione. Deve finire il tempo delle lamentazioni.

Questa ricerca di ‘buone pratiche’ e questo ‘spirito sinodale’ sentiamo devono ora continuare. Investiremo nella formazione di gruppi che continuino a cercare sui nostri territori e mettere in rete il ‘lavoro buono’ che c’è. Dove questo già si fa, desideriamo unirci per dare il nostro contributo, con umiltà e coraggio. Nello stesso tempo ci sforzeremo ad allargare le nostre ‘consulte’ o ‘commissioni’ a chi, sia ricercatore, docente universitario, lavoratore o impiegato, può aiutarci a capire il nuovo senza paura, con fiducia e serietà.

* responsabile della Commissione regionale Pastorale Sociale e del lavoro