Il Papa: non restiamo “alla finestra”, “la vocazione è oggi”!

Domenica 22 aprile è la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. La Veglia diocesana si terrà fra un mese al Santuario di Cussanio

Il 22 aprile, domenica “del Buon Pastore”, si celebra in tutte le comunità cristiane la 55ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Lo slogan biblico che ispira il cammino vocazionale della Chiesa italiana è: «Dammi un cuore che ascolta» (cf 1Re 3,9).

Tutte le comunità sono dunque invitate a pregare per le vocazioni, a partire da questo slogan e in stretta consonanza con la prospettiva del Sinodo dei Vescovi: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». La tradizionale veglia di preghiera per le vocazioni è inserita nelle celebrazioni del mese mariano e dunque è posticipata: l’appuntamento è per giovedì 24 maggio alle 21 al Santuario di Cussanio, con un invito particolare rivolto ai giovani.

“Non siamo immersi nel caso, né trascinati da una serie di eventi disordinati, ma, al contrario, la nostra vita e la nostra presenza nel mondo sono frutto di una vocazione divina”. A ricordarlo è il Papa, nel messaggio per la Giornata che quest’anno ha per tema: “Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore”. “Nell’ottobre prossimo – esordisce Francesco – si svolgerà la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che sarà dedicata ai giovani, in particolare al rapporto tra giovani, fede e vocazione. In quell’occasione avremo modo di approfondire come, al centro della nostra vita, ci sia la chiamata alla gioia che Dio ci rivolge e come questo sia il progetto di Dio per gli uomini e le donne di ogni tempo”. “Anche in questi nostri tempi inquieti – si legge nel messaggio – il mistero dell’incarnazione ci ricorda che Dio sempre ci viene incontro ed è il Dio-con-noi, che passa lungo le strade talvolta polverose della nostra vita e, cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità, ci chiama alla gioia”. “Nella diversità e nella specificità di ogni vocazione, personale ed ecclesiale – l’appello centrale del Papa – si tratta di ascoltare, discernere e vivere”, come ha fatto Gesù fin dall’inizio della sua missione.

“Non potremo scoprire la chiamata speciale e personale che Dio ha pensato per noi, se restiamo chiusi in noi stessi, nelle nostre abitudini e nell’apatia di chi spreca la propria vita nel cerchio ristretto del proprio io, perdendo l’opportunità di sognare in grande e di diventare protagonista di quella storia unica e originale, che Dio vuole scrivere con noi”. Ne è convinto il Papa, che nel messaggio ricorda che “la chiamata del Signore non ha l’evidenza di una delle tante cose che possiamo sentire, vedere o toccare nella nostra esperienza quotidiana. Dio viene in modo silenzioso e discreto, senza imporsi alla nostra libertà. Così può capitare che la sua voce rimanga soffocata dalle molte preoccupazioni e sollecitazioni che occupano la nostra mente e il nostro cuore”. Di qui la necessità di “prestare attenzione anche ai dettagli della nostra quotidianità, imparare a leggere gli eventi con gli occhi della fede, e mantenersi aperti alle sorprese dello Spirito”. “Anche Gesù è stato chiamato e mandato”, fa notare Francesco: “Per questo ha avuto bisogno di raccogliersi nel silenzio, ha ascoltato e letto la Parola nella Sinagoga e, con la luce e la forza dello Spirito Santo, ne ha svelato in pienezza il significato, riferito alla sua stessa persona e alla storia del popolo di Israele”. “Quest’attitudine oggi diventa sempre più difficile, immersi come siamo in una società rumorosa, nella frenesia dell’abbondanza di stimoli e di informazioni che affollano le nostre giornate”, il monito del Papa, secondo il quale “al chiasso esteriore, che talvolta domina le nostre città e i nostri quartieri, corrisponde spesso una dispersione e confusione interiore, che non ci permette di fermarci, di assaporare il gusto della contemplazione, di riflettere con serenità sugli eventi della nostra vita e di operare, fiduciosi nel premuroso disegno di Dio per noi, di operare un fecondo discernimento. Il Regno di Dio viene senza far rumore e senza attirare l’attenzione, ed è possibile coglierne i germi solo quando, come il profeta Elia, sappiamo entrare nelle profondità del nostro spirito, lasciando che esso si apra all’impercettibile soffio della brezza divina”.

“Anche oggi abbiamo tanto bisogno del discernimento e della profezia; di superare le tentazioni dell’ideologia e del fatalismo e di scoprire, nella relazione con il Signore, i luoghi, gli strumenti e le situazioni attraverso cui egli ci chiama”. Così il Papa attualizza il messaggio dei profeti, inviati – come noi – “al popolo in situazioni di grande precarietà materiale e di crisi spirituale e morale, per rivolgere a nome di Dio parole di conversione, di speranza e di consolazione”. “Come un vento che solleva la polvere – l’immagine scelta da Francesco – il profeta disturba la falsa tranquillità della coscienza che ha dimenticato la Parola del Signore, discerne gli eventi alla luce della pro messa di Dio e aiuta il popolo a scorgere segnali di aurora nelle tenebre della storia”. Per questo, “ogni cristiano dovrebbe poter sviluppare la capacità di ‘leggere dentro’ la vita e di cogliere dove e a che cosa il Signore lo sta chiamando per essere continuatore della sua missione”. “La gioia del Vangelo, che ci apre all’incontro con Dio e con i fratelli, non può attendere le nostre lentezze e pigrizie; non ci tocca se restiamo affacciati alla finestra, con la scusa di aspettare sempre un tempo propizio; né si compie per noi se non ci assumiamo oggi stesso il rischio di una scelta”, il triplice monito del Papa: “La vocazione è oggi! La missione cristiana è per il presente! E ciascuno di noi è chiamato – alla vita laicale nel matrimonio, a quella sacerdotale nel ministero ordinato, o a quella di speciale consacrazione – per diventare testimone del Signore, qui e ora”, perché “Gesù ci assicura che Dio continua a ‘scendere’ per salvare questa nostra umanità e farci partecipi della sua missione. Il Signore chiama ancora a vivere con Lui e andare dietro a Lui in una relazione di speciale vicinanza, al suo diretto servizio”. “E se ci fa capire che ci chiama a consacrarci totalmente al suo Regno, non dobbiamo avere paura!”, l’appello a chi sente questa speciale vocazione: “È bello – ed è una grande grazia – essere interamente e per sempre consacrati a Dio e al servizio dei fratelli. Il Signore continua oggi a chiamare a seguirlo. Non dobbiamo aspettare di essere perfetti per rispondere il nostro generoso ‘eccomi’, né spaventarci dei nostri limiti e dei nostri peccati, ma accogliere con cuore aperto la voce del Signore. Ascoltarla, discernere la nostra missione personale nella Chiesa e nel mondo, e infine viverla nell’oggi che Dio ci dona”.