L’emergenza sociale picchia sui poveri

Presentato il bilancio operativo della Caritas Italiana modellato, come spiega il direttore don Francesco Soddu, su "una lettura rinnovata dei bisogni". Il 2013 ha registrato l'aggravarsi delle situazioni in Siria, Iraq, Sud Sudan, Nigeria, Colombia e molti altri. Poi il super tifone Hayan. Realizzati complessivamente interventi di solidarietà in 71 Paesi, in coordinamento con la rete internazionale

Quasi 600mila interventi di aiuto materiale a favore di persone e famiglie in difficoltà erogati da 814 Centri di ascolto Caritas o servizi collegati presso 128 diocesi italiane, 1148 iniziative: sono questi i dati rilevati a dicembre 2013 che raccontano l’impegno di Caritas Italiana per fronteggiare l'emergenza sociale in atto. Cifre che sono state presentate il 22 maggio, alla 66ma assemblea generale della Cei, in Vaticano. Un proliferare di progetti e di attività, riferisce il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, promosse dalle Caritas e dalle diocesi italiane e nate da “una lettura rinnovata dei bisogni” necessaria a “riconoscere i percorsi multiproblematici e per questo anche difficilmente categorizzabili delle povertà”. “In questa riflessione, spiega il direttore, condotta nel quadro degli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il 2010-2020, “siamo stati guidati dal Motu Proprio Intima Ecclesiae Natura di Benedetto XVI sul servizio della carità e dal notevole impulso dato da Papa Francesco sui temi della carità e della giustizia”.

Cambiamento con i giovani

A livello nazionale “l'attenzione costante ai giovani e al tema della formazione” è stato il filo rosso che ha legato i numerosi progetti in cantiere. In particolare, afferma don Soddu, “si è sottolineata la necessità di dare ai giovani prospettive di senso e occasioni di servizio, soprattutto in un periodo di crisi in cui molti rischiano di essere travolti da apatia e demotivazione. Cambiamento con i giovani attraverso i giovani”. La sfida, tuttavia, è anche quella di “mobilitare le comunità cristiane in percorsi di cittadinanza attiva volti anche a dar loro voce sulle politiche nazionali, europee, internazionali. Con l'auspicio che dal canto loro le Istituzioni sappiano ‘ripensare seriamente delle forme organiche di servizio civile, che siano delle tappe di vita e dei tirocini del noi’, come sottolineato dal cardinal Bagnasco al Consiglio Permanente della Cei dello scorso gennaio”.

Uno scenario sempre più grave

Lo scenario globale nel corso del 2013, secondo la relazione Caritas, ha visto ulteriormente aggravarsi le situazioni in Siria, Iraq, Sud Sudan, Nigeria, Colombia, e molti altri. A questi si sono aggiunte ulteriori emergenze umanitarie causate da disastri naturali, come ad esempio il super tifone Hayan che si è abbattuto sulle isole Filippine centrali ad inizio novembre. Complessivamente Caritas Italiana ha realizzato interventi di solidarietà (tra emergenze, cooperazione e microprogetti) in 71 Paesi, in coordinamento con la rete internazionale. Moltiplicati anche gli sforzi per l'accoglienza dei migranti in arrivo sulle coste italiane. “Una questione epocale” quella delle migrazioni, secondo le parole di Papa Francesco, che risale alle tensioni internazionali come in Siria. “È dell’altro ieri - ricorda don Soddu - il salvataggio di un barcone con centinaia di profughi, molti bambini, siriani”. È stato prolungato l'oneroso impegno di accoglienza dei profughi dal Nord Africa che in alcune regioni vede le Caritas ancora pienamente coinvolte, nonostante lo smantellamento del sistema delle accoglienze a livello istituzionale. In particolare in tema di accoglienza dei profughi, “si è intensificata la presenza nelle zone più provate, soprattutto l'isola di Lampedusa, ma non solo anche in Calabria”, insieme alla Fondazione Migrantes e in forte sinergia con l’arcidiocesi di Agrigento. Proprio alla luce delle ultime esperienze, per il direttore della Caritas, “non si può pensare all’Europa a prescindere dalle migrazioni che toccano la nostra economia e la nostra politica. Come Caritas ci sentiamo coinvolti anche sul piano della profezia”. Si ritengono, perciò, non più rinviabili due livelli di intervento: “da una parte è quanto mai indispensabile definire forme di collaborazione stabile tra le Istituzioni nazionali e locali e i principali organismi umanitari direttamente coinvolti nell'accoglienza per pianificare gli interventi ed evitare così l'accoglienza in emergenza. Dall'altra parte c'è bisogno di forme nuove ed innovative di accoglienza come quella sperimentata da Caritas e denominata ‘Rifugiato a casa mia’, che prevede l’accoglienza di richiedenti protezione internazionale e/o di rifugiati presso famiglie, attivate attraverso il circuito delle Caritas diocesane”. Sempre in risposta alle emergenze sono proseguiti gli interventi avviati dopo il terremoto che ha colpito Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Un quadro, questo presentato, che rende conto a grandi linee dell'impegno della Caritas nel 2013 nel rilanciare il proprio ruolo di “animazione e azione a servizio della Chiesa in Italia, in una prospettiva educativa per continuare a dare gambe, braccia e idee alle relazioni. Dobbiamo mettere in campo tutto ciò che possiamo - conclude don Soddu - per ripartire interloquendo con le istituzioni che hanno da fare la parte più dovuta alle persone. Noi dobbiamo solo dare dei segni della comunione e della solidarietà che non può essere ridotta, come ricorda Papa Francesco, ad un gesto sporadico di elemosina ma deve giocarsi in un ventaglio di operatività che veda la comunità in gioco. E la Caritas in questo ambito può fare molto”.