La scuola italiana incontra il Papa

“L’annuncio del Vangelo è una proposta intrinsecamente educativa che tende a formare e trasformare le persone parlando alla loro coscienza”, afferma la presidenza della Conferenza episcopale italiana, invitando all’appuntamento in piazza San Pietro a Roma per sabato 10 maggio, alle 15, tutto incentrato sul valore dell’esserci a scuola.

“L’annuncio del Vangelo è una proposta intrinsecamente educativa che tende a formare e trasformare le persone parlando alla loro coscienza”, afferma la presidenza della Conferenza episcopale italiana, invitando all’appuntamento in piazza San Pietro a Roma per sabato 10 maggio, alle 15, tutto incentrato sul valore dell’esserci a scuola. Infatti la Chiesa italiana ha voluto dedicare il decennio 2010-2020 all’educazione. “La scuola si trova oggi ad affrontare numerose sfide - aggiungono i vescovi -. La presenza sempre più numerosa di alunni provenienti da Paesi lontani, lo sviluppo rapidissimo delle nuove tecnologie della comunicazione, l’integrazione degli alunni con disabilità... stanno suggerendo alla scuola di ripensare il proprio ambiente di apprendimento e di aggiornare la propria strumentazione didattica. Queste e tante altre sfide spesso viste come difficoltà da affrontare più che come stimoli alla crescita e al rinnovamento. Certo occorrono maggiori risorse materiali per affrontare tanti problemi e cogliere queste opportunità. La crisi economica degli ultimi anni ha impedito che si potesse intervenire come si sarebbe voluto e dovuto fare. Ma la crisi della scuola non dipende da fattori soltanto economici. È una crisi più profonda che chiama in causa la responsabilità di ogni cittadino che si sente convocato e obbligato a contribuire al bene comune, tanto più urgente quanto meno avvertito”.
Per questo motivo è stato avviato un progetto - “La Chiesa per la scuola” - con cui la Chiesa italiana vuole testimoniare la propria attenzione al mondo della scuola, guardando ad esso nella sua interezza, scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria, perché tutti i bambini, i ragazzi e i giovani impegnati nel faticoso, ma appassionante percorso della propria crescita, meritano la medesima considerazione. L’incontro del 10 maggio in piazza San Pietro con Papa Francesco - a cui la Chiesa italiana esprime sincera gratitudine - rappresenta un’occasione privilegiata di mobilitazione popolare nella forma di una festa insieme. “Essa manifesterà a tutti, una volta di più, l’interesse e l’azione della Chiesa per il mondo della scuola, che da Roma ripartirà con rinnovate motivazioni ed energie. La scuola, infatti, è un bene di tutti. Come credenti e come cittadini non possiamo disinteressarcene”, concludono i vescovi italiani.
Ci sarà anche il ministro Giannini
All’incontro di sabato con Papa Francesco sarà presente anche il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Lo conferma lei stessa in un’intervista a Famiglia Cristiana: “Ci sarò perché era da molti anni che in Italia non ci si mobilitava per la scuola, se non per protestare. Inoltre questo Papa, con i suoi gesti e le sue parole, ha la grande capacità di dare speranza e fiducia”. E ribadisce che l’impegno del Governo Renzi è ridare centralità ai protagonisti del mondo della scuola “che sono gli studenti, ma in particolare gli insegnanti. Perciò, posso assicurare che non mi sento un ministro con una responsabilità accessoria, ma primaria”. Il ministro conferma a Famiglia Cristiana che “non ci sarà una riforma Giannini”, c’è bisogno, piuttosto, “di attuare al meglio quello che esiste e di semplificare, perché in questo ministero c’è una profonda sedimentazione burocratica, legislativa e regolamentare”. Riguardo agli insegnanti il ministro si impegna a “premiare il merito e restituire autorevolezza” mentre annuncia un progetto “da circa un centinaio di milioni di euro” per interventi “al Sud e anche nelle zone più interne del Paese, lontane dalle città e dalle grandi vie di comunicazione” soprattutto contro la dispersione scolastica.
Il 10 maggio si parlerà molto del rapporto fra scuola pubblica e paritaria. Cosa ne pensa il ministro? “Vanno superate vecchie incrostazioni ideologiche. Si tratta di scegliere con decisione il modello europeo, cioè la libertà di scelta educativa per le famiglie e gli studenti. Serve un modello integrato, dove un bene pubblico, come l’istruzione, può essere gestito da soggetti diversi. E lo Stato deve vigilare che questa gestione dia risultati validi”.