La terra ci appartiene, custodiamola!

Il 1° settembre si celebra la Giornata per la custodia del creato. Il messaggio della Cei ha per titolo "Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri Paesi e delle nostre città". Inquinamento, eventi meteorologici estremi e mancanza di una vera cultura preventiva sono le tre “aree critiche” individuate

L’inquinamento, gli eventi meteorologici estremi e la mancanza di una vera cultura preventiva sono le tre “aree critiche” individuate nel Messaggio per la 9ª Giornata per la custodia del creato, curato dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro e dalla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della Cei. La Giornata si celebra il 1° settembre. “Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri Paesi e delle nostre città” è il titolo del Messaggio. “Viviamo con terrore l’inquinamento, che in vaste aree del pianeta si fa sempre più pervasivo - si legge nel testo -. Non sempre le attività produttive sono condotte con il dovuto rispetto del territorio circostante. La sete del profitto, infatti, spinge a violare tale armonia, fino alla diffusione nell’ambiente di veri e propri veleni. Con situazioni estreme, che diventano purtroppo fonte di tumori. Non sempre ci accorgiamo subito di questa violenza contro il territorio. Anzi, spesso è mistificata ed altre volte viene addirittura giustificata”. Di fatto, “la consapevolezza davanti a questi comportamenti criminali richiede tempi lunghi. Matura sempre lentamente, spesso solo tramite la dedizione, eroica, di chi, facendo il proprio lavoro con serietà, è come se si immolasse per creare tra la gente una adeguata coscienza della gravità del problema”.

Anche gli eventi meteorologici estremi hanno conseguenze disastrose. “La cosa più grave - si osserva - è la carente consapevolezza da parte della comunità civile nazionale circa le vere cause che a monte determinano questi tristi eventi! Restiamo sì addolorati, ma poco riflettiamo ed ancor meno siamo disposti a cambiare, per mettere in discussione il nostro stile di vita!”. Inoltre, manca “una vera cultura preventiva davanti ai tanti disastri”. Comunque oggi “la coscienza ecologica è in consolante crescita, ovunque” e “questa accresciuta consapevolezza del dono ricevuto da Dio ci spinge a garantire un ambiente sostenibile, per noi e per i nostri figli”. La parola chiave è “custodire”. Anche in vista del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze 2015 attorno al nuovo umanesimo basato su Cristo, il Messaggio suggerisce alle Chiese italiane tre impegni: la coscienza di un impegno culturale; la denuncia davanti ai disastri; la rete di speranza nel futuro. Innanzitutto, “la custodia della terra ci chiede di amarla, vigilando con matura consapevolezza. La terra ci appartiene. Tutti siamo chiamati a questo compito che si fa premura già nelle scuole accrescendo la coscienza ecologica viva tra i giovani”. Si tratta di concretizzare quella “conversione ecologica” che ci porta “a ritrovare il gusto per la bellezza della terra e lo stupore davanti alle sue meraviglie”.
È necessaria “anche la capacità critica per cogliere le ingiustizie presenti in un modello di sviluppo che non rispetta l’ambiente. Abbiamo cioè bisogno di un’economia capace di generare lavoro senza violare la terra”. Si pensi “alla interconnessione tra rispetto dell’ambiente, agricoltura, turismo e benessere sociale. Solo insieme si cresce. Solo insieme saremo competitivi, proprio perché rispettosi della tipicità con cui Dio ha costruito l’armonia dei colori, delle lingue, delle culture e dei volti”. In questo senso è importante il ruolo della catechesi: “Arte e catechesi sono sempre state in stretta alleanza con la liturgia per quel gusto della bellezza che diventa la prima coscienza contro ogni inquinamento e quell’energia vitale che ci permette di ricostruire i territori violati dai disastri ambientali”. Ma “la custodia del creato è fatta anche di una chiara denuncia nei confronti di chi viola quest’armonia del creato. È una denuncia che spesso parte da persone che si fanno sentinelle dell’intero territorio, talvolta pagando di persona. Siamo loro profondamente grati, perché ci hanno insegnato un metodo: ci vuole sempre qualcuno che, come sentinella, coglie per primo i problemi e rende consapevole tutta la comunità della gravità della situazione. Specie davanti ai rifiuti. Chi ha tristemente inquinato, deve consapevolmente pagare riparando il male compiuto”.

In particolare, si legge nel Messaggio, “va bloccata la criminalità che ha speculato sui rifiuti, seppellendoli e creando occasione di morte, distruggendo la salubrità dell’ambiente. Ma anche le nostre piccole violazioni quotidiane vanno segnalate, quando siamo poco rispettosi delle regole ecologiche…”. Infine, “siamo chiamati a fare rete lasciandoci coinvolgere in forme di collaborazione con la società civile e le istituzioni. Va maturata insieme una rinnovata etica civile”. Per questo è “preziosa la dimensione ecumenica con cui è vissuta la giornata della custodia del creato. È importante che nessuno resti spettatore, ma tutti attori, vigilando con amore, pregando intensamente lo Spirito di Dio, che rinnova la faccia della terra e accrescendo la cultura ecologica. Matureremo così una vera cultura preventiva, trovando la forza per riparare le ferite in modo fecondo. Solo così, tramite questa rete, potremo andare alle radici profonde dei disastri sociali ed ecologici, superando la superficiale emozione del momento”. Di qui l’invito: “Tanti nostri stili di vita vanno cambiati, per assumere la sobrietà come risposta autentica all’inquinamento e alla distruzione del creato. Del resto, una terra custodita è la prima fonte di lavoro per i giovani!”.