Papa in Myanmar: “guarire le ferite” e difendere i diritti umani

Nella prima parte del suo 21° viaggio internazionale, che ora continua in Bangladesh, pur senza mai nominare esplicitamente i Rohingya Francesco chiede di essere testimoni di pace e di riconciliazione mettendo da parte la rabbia e la vendetta per usare il balsamo della misericordia.

Guarire le ferite, quelle visibili e quelle invisibili, con il balsamo della misericordia. La via della pace, della riconciliazione e del perdono passa da qui, ed è l’unico antidoto alla rabbia, alla vendetta e alla negazione dei diritti umani. Francesco, il primo Papa a recarsi in Myanmar – Paese con oltre 52 milioni di abitanti a maggioranza buddista, dove i cattolici sono l’1,7% della popolazione – non nomina mai i Rohingya. Eppure il primo gesto, a sorpresa, al suo arrivo a Yangon, in una giornata che avrebbe dovuto essere dedicata soltanto al riposo dal lungo viaggio, è quello di anticipare l’incontro con il capo dell’esercito, Min Aung Hliang. “Si è parlato della grande responsabilità del Paese in questo momento di transizione”, dirà ai giornalisti il portavoce vaticano, Greg Burke, a proposito dell’incontro privato del 27 novembre, previsto invece da programma per il 30.

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