Disabili gravi: la difficile alleanza tra famiglie e operatori

Una questione sollevata dalla dirigente del Servizio di Neuropsichiatria Francesca Ragazzo.

Svolgono un lavoro delicato, spesso poco gratificante perché, per quanto si impegnino, a volte faticano a intravvedere progressi nei loro pazienti. E forse proprio per questa ragione gli operatori e le operatrici della Neuropsichiatria infantile diventano spesso un “parafulmine”: le famiglie, deluse per la mancanza dei progressi in cui legittimamente avevano sperato, scaricano su di essi la loro frustrazione. Alcuni episodi, accaduti negli ultimi mesi, sembrano confermare questa lettura: genitori che lamentano pubblicamente un’insufficiente impegno della struttura a fronte di un servizio continuo negli anni; famiglie che rifiutano con rabbia di restituire presidi sanitari in buono stato (assegnati dall’Asl) che la struttura normalmente, per  ragioni di economia, “passa” ad altri pazienti.    

È a partire da questi spiacevoli episodi che la dirigente della Neuropsichiatria (Asl Cn1) Francesca Ragazzo ha deciso di affrontare pubblicamente la questione.

Una riflessione, quella della dirigente  del Servizio, che abbiamo deciso di raccogliere anche nell’ottica di aprire un dibattito su questo tema delicato che ci sta molto a cuore e che coinvolge, oltre al Servizio stesso, i ragazzi e le loro famiglie, il mondo della scuola.

Il servizio sul  numero de La Fedeltà in edicola martedì 24 giugno 2014.