Scuola aperta, bolle chiuse, famiglie allo stremo

Dopo due anni di pandemia, tanto abbiamo imparato del Covid, tante sono le misure messe in atto a livello nazionale e locale, ma è indubbio che resta difficile gestire certi servizi, organizzare una vita il più possibile “normale”, cercando di tutelare tutti e nel miglior modo possibile. E se i numeri dei ricoveri ora spaventano di meno rispetto a quelli di un anno fa, grazie anche e soprattutto all’introduzione del vaccino, restano tanti problemi irrisolti. E resta il nodo scuola che soprattutto nelle ultime settimane sembra davvero nel caos. Con grosse difficoltà per chi nella scuola ci lavora, per chi nella scuola ha ruoli di responsabilità. Con problemi irrisolti come quello dei trasporti. Ma soprattutto con problemi non indifferenti per le famiglie che si trovano sempre di più nell’impossibilità pratica di gestire la situazione. Se infatti sulla carta la scuola è rimasta aperta, come era stato promesso, di fatto poi le bolle e le classi chiuse sono ormai all’ordine del giorno.
Ovviamente tutto questo avviene senza preavviso trasformandosi in un gioco di equilibrismo per i genitori e per i nonni che quando è possibile danno una mano. E se da un lato occorre ricordare che essere a casa in via precauzionale perché si è verificato un caso nella propria classe non equivale semplicemente al “non andare a scuola” ma impone alle famiglie un’attenzione particolare perché la bambina o il bambino non diventino potenziali vettori del contagio, dall’altra si verificano situazioni paradossali in cui famigli intere che sono state colpite dal virus e si sono finalmente “negativizzate” tornano alla normalità e dopo due giorni si vedono i propri figli nuovamente confinati in casa di fronte ad uno schermo con la classe in Dad perché è spuntato un nuovo caso. E si ricomincia da capo. Si torna a dover riorganizzare il tutto, con ferie e permessi che magari non ci sono, con nonni e parenti che non sempre è possibile assoldare, con baby sitter che, se ci sono, sono una nuova ennesima spesa per la famiglia. Senza contare il disagio degli studenti, soprattutto dei più piccoli, a vedersi spostati come pacchi postali. Si troverà una soluzione? Cambierà qualcosa? O forse bisognerà aspettare l’attenuarsi della curva pandemica e l’arrivo della bella stagione… che quasi coinciderà con la fine dell’anno scolastico.