Terrorismo, gli islamici d’Italia promettono collaborazione

La proposta: “Costituire dei gruppi di controllo che possano monitorare le attività delle comunità e individuare persone che possano portare semi negativi all’interna della società tutta”

L’Europa è ancora scossa dai tragici eventi del venerdì 13 parigino e il mondo musulmano prova a reagire, anche per limitare i danni che possono manifestarsi con  l’odio etnico e religioso. Per questo il Consiglio islamico supremo dei musulmani in Italia (Cismi) e il Consiglio supremo dell’Islam in Italia (Csi) promettono di collaborare per individuare chi genera il seme del male dentro le comunità islamiche e denunciarle alle autorità competenti. “Abbiamo chiamato a raccolta i maggiori rappresentanti del mondo islamico in Italia e abbiamo deciso di offrire collaborazione alle Istituzioni italiane, da quelle civili a quelle militari”. A dirlo è Sharif Lorenzini vice presidente e portavoce del Cismi e vicepresidente del Csi. Italo egiziano ha nel suo cuore tanto il culto islamico quanto il desiderio di fratellanza e protezione della terra in cui vive, l’Italia.

“Proponiamo una collaborazione per evitare che l’Isis possa spargere nuovamente sangue provocando una terza guerra mondiale a pezzi, come l’ha definita Papa Francesco, causando ancora morti infangando il nome di Allah, che i terroristi nominano blasfemamente mentre uccidono”.

 

Collaborazione e denuncia

L’Islam è la seconda religione per numero di fedeli (cieca 1 milione e 600mila) in Italia dopo il cristianesimo. Una realtà, quindi, che ha un grosso impatto sul territorio. Non è una religione giuridicamente riconosciuta, ma questo non ha fermato la volontà di integrarsi e perfino di collaborare con le istituzioni italiane per individuare e denunciare chiunque possa attentare alla vita di un altro essere umano. “Abbiamo lanciato una proposta ufficiale ai Presidenti di Repubblica e Consiglio e ai ministri Alfano e Pinotti – dichiara Lorenzini – col fine di costituire un comitato operativo all’interno delle comunità islamiche. Nella proposta indichiamo di costituire dei gruppi di controllo che possano monitorare le attività delle comunità e individuare persone che possano portare semi negativi all’interna della società tutta. Nel caso in cui trovassimo queste persone cercheremo inizialmente di redarguirle moralmente, e se ciò non dovesse bastare segnaleremo i loro dettagli alle autorità competenti e le denunceremo”. Ma il problema terrorismo è diventato ormai quotidiano. Le forze civili e militari sono chiamate a fronteggiarle. Quale collaborazione, dunque, è la migliore se non quella delle comunità stesse?

“Il problema è serio per questo proponiamo anche che, per non far cadere le denunce nel vuoto, prefetture e Ministero ci assegnino un interlocutore dedicato. Con questi strumenti potremmo preparare un report costante per illustrare l’andamento delle comunità”.

 

L’Italia è la nostra terra

Ma i musulmani non sono un’entità parallela alla popolazione italiana. Sono italiani anch’essi, vogliono esserlo e vogliono proteggere questa terra: “Il Profeta Muhammad ha detto: proteggi tuo fratello quando subisce un’ingiustizia ma anche quando la compie. Come? Impedendogli di commetterla. L’Islam non insegna a vivere in ghetti ma ad essere universali. È nostro dovere proteggere la nostra terra, l’Italia, perché siamo figli di una stessa società. Per questo dobbiamo essere i primi ad evitare che altri fratelli cadano nella trappola di Satana, educando e istruendo i nostri fratelli e i nostri figli”. Lorenzini poi si sofferma sul tema della crescita e dell’integrazione delle minoranze a cui servono  apprendimento e confronto. Sì perché la mancanza di istruzione scolastica e di educazione morale sono alcuni degli strumenti che i falsi leader islamici usano per plagiare la popolazione mediorientale e seminare odio e violenza. “Vorremmo collaborare tanto col ministero dell’istruzione italiana quanto con il Vaticano per attivare congiuntamente programmi di educazione ed integrazione. I fatti degli ultimi anni, che hanno visto Parigi ultima tra le vittime, sono figli del preconcetto e dell’ignoranza. Allora nostro desiderio è camminare insieme alle istituzioni italiane e vaticane per creare un clima di simbiosi che rifugga la discriminazione della comunità ospite”. “Serve un’azione di coordinamento – conclude Lorenzini – insieme alle autorità italiane e vaticane. Noi vogliamo offrire il nostro lavoro per la lotta al terrorismo e con ciò contribuire alla costruzione di una società libera e liberata dalle paure che la attanaglia in questi terribili giorni”.