Giovanni Botero, chi era costui? Al filosofo la cui statua domina la piazza centrale di Bene Vagienna, l’associazione culturale “Amici di Bene” ha dedicato, in questi ultimi anni, alcuni convegni. Galeotto fu il 2017, quando si contarono quattro secoli dalla morte del figlio più illustre della città augustea; ma le iniziative per quell’anniversario sono state solo l’inizio di un percorso che, tra l’altro, ha portato alla presentazione, lo scorso novembre, di “Boteriana III”, in cui sono raccolti gli atti di un convegno a sua volta dedicato ai trent’anni della pubblicazione di «Botero e la “Ragion di Stato”», importante opera curata da Enzo Baldini.
Di tutto ciò parliamo con Alice Raviola, professoressa di Storia moderna all’Università Statale di Milano: astigiana, residente a Torino, Raviola è vicepresidente del Centro studi Giovanni Botero e sull’autore ha coordinato alcuni eventi organizzati dagli “Amici di Bene” con il Comune di Bene Vagienna, insieme con Michelangelo Fessia, presidente dell’associazione, e con Giorgio Gagna, che sostiene le iniziative del Centro.
Più convegni, numerosi studiosi coinvolti, tanti temi affrontati. Fare una sintesi è probabilmente impossibile, ma ci proviamo. Professoressa Raviola, che cosa è emerso dai convegni organizzati su Botero?
È emersa la dimensione globale di questo autore, la visione mondiale di problemi storici che ha sintetizzato nelle sue opere: sono qui la sua forza e la sua attualità.
Insomma, non c’è solo il Botero anti-Machiavelli, autore dello scritto “Della ragion di Stato” e campione della Controriforma, che studiamo a scuola...
Ci sono due letture di Botero. Una lo vuole appunto campione della Controriforma, nel bene e nel male; quindi espressione di un pensiero oscurantista e miope ed impegnato solo nel diffondere il cattolicesimo. L’altra lettura, a partire dal tardo Ottocento, lo vede invece anche iniziatore di nuove discipline: l’antropologia culturale, la statistica, l’economia come la intendiamo oggi.
Bisogna riconoscere a Botero una forte curiosità. Grazie all’essere stato gesuita, ha potuto consultare fonti provenienti da tutto il mondo: la sua è una visione non pregiudizievole, ma appunto curiosa.
Anche nella Chiesa della Controriforma, tra fine Cinquecento e inizio Seicento, ci sono state grandi aperture. Botero è amico di Federico Borromeo, a cui si deve la creazione della Biblioteca Ambrosiana, una delle prime biblioteche “pubbliche”, che vuole avvicinare colti e studenti a un sapere non solo teologico, ma anche scientifico.
Da quale opera di Botero bisogna allora ripartire per “riscoprire” questo filosofo?
Partirei dal “Delle cause della grandezza e magnificenza delle città”, un trattatello che un grande studioso come Luigi Firpo ha definito “aureo libretto”. In esso sono condensate tutte le idee poi espresse nelle Relazioni universali.
Botero, che ha viaggiato molto, indica i presupposti economici e morfologici necessari per lo sviluppo di una città. La città dev’essere popolosa e in pace, possedere attività economiche avanzate; sono necessarie, inoltre, la “giustezza del sito” e la disponibilità di risorse naturali (agricole o minerarie). Botero valuta inoltre la posizione geografica, l’esistenza di fortificazioni e vie di comunicazione, la presenza di università e di studenti che incentivino economia e circolazione dei saperi, se vi siano un principe o un vescovo autorevole e un ceto mercantile.
Sono considerazioni attuali.
E la prosa, in volgare, non è ampollosa: il libro, leggibilissimo, è destinato a un pubblico il più vasto possibile.
Si arriva così alle “Relazioni universali”.
Questo libro nasce nel 1591 a Roma, quando Botero serve Borromeo. Le “relazioni” erano documenti presentati dagli ambasciatori veneti al Senato, e “universali” significa nel caso di Botero che riguardano tutto il mondo.
C’è una parte geografica, che si occupa di tutti i continenti conosciuti fino al Nuovo Mondo; una parte geo-politica, che è il contributo più importante di Botero, sui rapporti tra i vari Stati e le forme di potere (se si tratti di monarchie dispotiche o meno, o repubbliche); e una terza parte sul cattolicesimo nel mondo. L’atteggiamento verso i culti pagani è di comprensione, per il fatto che i praticanti possono essere convertiti: si consideri che, al tempio, le missioni di gesuiti in Cina e Giappone confermavano come il cattolicesimo potesse espandersi. Per contro, Botero lancia i suoi strali contro i riformati.
Insomma, un benese che ha viaggiato e che ci ha parlato del mondo intero.
Tramite uno zio, Botero fu inviato, a soli 15 anni, al Collegio dei gesuiti di Palermo: probabilmente il suo desiderio di viaggiare deriva da questa esperienza precoce.
Fu un bravissimo studente di latino e greco e un retore. Seppe maturare una forte conoscenza del “diverso”, come fecero gli uomini più intelligenti della sua epoca. E aggiornò per tutta la vita le sue opere, a mano a mano che apprendeva dai viaggiatori nuove informazioni.