Maltempo, Granda flagellata

Una cinquantina di interventi effettuati dai Vigili del fuoco in poche ore, in provincia di Cuneo. È la cronaca della giornata di ieri (giovedì 22 maggio), quando il maltempo ha flagellato la Granda, soprattutto nella fascia pedemontana: i danni maggiori si registrano nei Comuni di Bernezzo, Caraglio e Cuneo e in alcune località del Monregalese. Agli allagamenti si aggiungono grandine e vento forte che, sempre nei giorni scorsi, hanno danneggiato soprattutto le coltivazioni.

Lo denuncia la Coldiretti cuneese, che lamenta "danni ingenti all’agricoltura": "Ovunque - si legge in una nota dell'associazione - si segnalano accumuli importanti di acqua, con locali smottamenti ed esondazioni di torrenti, ma a generare danni per le coltivazioni è stata soprattutto la grandine, che negli ultimi giorni si è abbattuta su Saluzzese, Cuneese, Fossanese e Monregalese. Intense grandinate hanno imbiancato aree circoscritte nei comuni di Bagnolo Piemonte, Barge, Piasco, Busca, Centallo, Castelletto Stura, Cuneo, Caraglio, Peveragno e Mondovì: in queste ore i tecnici di Coldiretti Cuneo sono al lavoro per valutare, azienda per azienda, l’entità dei danni, per i quali una stima quantitativa è ancora prematura". In particolare, pagano un prezzo salato al maltempo di questi giorni i settori cerealicolo e frutticolo; rilevanti anche i danni alla frutta, là dove non sono installati impianti antigrandine. "Ancora una volta - dice Enrico Nada, presidente di Coldiretti Cuneo - gli agricoltori si trovano a fronteggiare le conseguenze del cambiamento climatico, che si manifestano con una sempre più elevata frequenza di fenomeni violenti. Sale così il conto dei danni di questa primavera, in cui la grandine si conferma l’evento più temuto per i danni irreversibili che provoca ai raccolti, potendo distruggere in una manciata di minuti il lavoro di un anno intero”.

Parole simili a quelle usate dalla sezione cuneese della Confederazione italiana agricoltori (Cia). “Sono fenomeni che fino a qualche anno fa si riscontravano soltanto d’estate - osserva Maurizio Ribotta, responsabile provinciale del Settore tecnico della Cia provinciale - e che oggi si manifestano sempre più frequentemente anche in primavera, come effetto dei cambiamenti climatici. In alcuni casi è stato compromesso fino all’ottanta e al cento per cento della produzione: per i frutteti non protetti dalle reti non c’è stato scampo e  si sono perfino verificati sfondamenti delle protezioni”. “Dove non è possibile difendersi con le reti - commenta Diego Botta, presidente per la zona di Saluzzo della Cia -, le assicurazioni dovrebbero dare una mano; ma negli ultimi anni questo strumento risulta sempre più inefficace. Sono aumentati i premi e diminuiti i contributi pubblici, sulla valutazione dei danni c’è sempre da discutere e per i rimborsi si attendono anni; molti agricoltori non riescono più a sostenere i costi delle polizze e vi rinunciano, esistono delle colture  non ancora parametrate e quindi non assicurabili o non riconosciute dal sistema dei contributi. Chiediamo che la politica prenda atto di quanto sta accadendo e ponga mano alla revisione dell’intero sistema di tutela del reddito agricolo”.