Covo in mezzo ai campi e furti in tutta la Granda

Un’area rurale nel cuore della provincia, vasta ma invisibile ad eventuali osservatori esterni: era qui il covo, dove ci si incontrava per programmare i colpi. Le donne del gruppo accompagnavano i loro uomini nascosti nelle auto: “me òm” (“il mio uomo”, in piemontese) è l’espressione con cui le figure femminili si riferivano a loro nelle telefonate, evitando nomi propri, e anche il nome dato all’operazione con cui la Squadra mobile è riuscita a ripercorrere le tracce degli accusati, attraverso un complesso lavoro investigativo. Otto uomini e quattro donne di varia età compongono il sodalizio a cui è ora contestata anche l’associazione per delinquere.

Sono sinti cuneesi stanziali, residenti tra Sant’Albano Stura, Trinità e Magliano Alpi. Lo scorso 17 giugno, le manette sono scattate ai polsi di cinque di loro, tutti uomini: sono ora in carcere. Per altre quattro persone c’è l’obbligo di presentazione all’autorità giudiziaria, per i restanti tre la denuncia a piede libero.

Una decina i colpi menzionati nell’ordinanza e riconducibili con certezza alla banda, formata da soggetti di alto spessore criminale. Si ipotizza però, in base all’esito delle perquisizioni, che sia la punta di un iceberg. Nelle case degli indagati gli agenti hanno sequestrato circa 13mila euro in denaro, oro e preziosi, più un centinaio di grammi di marijuana e gli immancabili “attrezzi del mestiere”: i teli da wrapping apposti sulle auto per modificarne la colorazione, le targhe false, gli arnesi da scasso e i set di barbe, baffi e parrucche da indossare con cura prima ancora di entrare in macchina. C’erano anche un jammer telefonico per disturbare le frequenze dei cellulari alla bisogna e uno spray immobilizzante, con cui venivano neutralizzati eventuali cani da guardia prima che potessero dare l’allarme.

Niente era lasciato al caso, come testimonia la meticolosità con cui i ladri alteravano le targhe avendo cura di individuarle su auto compatibili, per modello e colorazione, con quelle utilizzate nei colpi. Tre le auto individuate, intestate a un prestanome senza patente che era anche l’unico ad avere un’attività lavorativa reale. Tutti gli altri, spiega il procuratore di Asti Biagio Mazzeo, “sono persone a zero reddito dal punto di vista dell’anagrafe tributaria, ma con un tenore di vita elevato”.

Delinquenti professionisti, disarmati e attenti a pianificare i colpi in modo da evitare qualsiasi possibile intromissione: colpivano case vuote forzando gli infissi. Da novembre sono state svaligiate abitazioni nelle aree di Cuneo, Saluzzo, Alba, Fossano e Dronero. “Tra i soggetti - spiega la dirigente della Squadra Mobile, Mariella Faraco - emergono figure femminili le cui condotte fanno da sponda a quelle messe in atto dagli esecutori materiali dei furti”. Gli “anziani”, un gruppo di 60enni, pianificavano le azioni. I più giovani, venti o trentenni, costituivano le “batterie” poco prima delle trasferte. Gli arrestati hanno precedenti specifici. “È una delle operazioni più importanti in questo contesto, anche per la vastità del territorio interessato”,  il commento del questore Carmine Rocco Grassi: determinanti, per inchiodare i malviventi, le telecamere di videosorveglianza dei Comuni.