Ripensando a questi giorni di inizio vacanze per tanti giovani e giovanissimi, tornano alla mente i volti felici e sorridenti degli studenti di ogni età all’ultimo giorno di scuola. Tempo di riposo e di svago (tra poco lo sarà anche per chi è impegnato negli esami), ma anche di sogni e di progetti. Fa parte della vita ancora giovane, carica di aspettative, di desideri e di speranze per un mondo che già lo è, ma sarà sempre più nelle loro mani.
E poi quella fotografia si increspa e si scontra con un’altra realtà. Terribile. Un nuovo fronte di guerra, un nuovo focolaio che si va ad aggiungere alle tante tragedie in corso, da quelle più presenti sui media a quelle quasi dimenticate. Un’altra guerra ancora, un altro attacco, con relativo contro-attacco. Con prove di forza, sfoggio di muscoli e di minacce al rialzo. Come se ancora non fosse abbastanza. Come se non fosse sufficiente questo essere costantemente seduti sopra ad una polveriera pronta ad esplodere distruggendo tutto. Perché lo scenario possibile è più apocalittico e definitivo che mai. Nella guerra, in realtà, tutti si è sconfitti, non c’è vincitore e vinto. Questo vale oggi più che mai. In una guerra globale, il risultato ultimo, la sconfitta vera, potrebbe essere la distruzione. Di tutto e di tutti. Terribile.
Da un lato i bambini e i giovani con i loro desideri di vita, sacrosanti. Dall’altro i giochi di potere su un Risiko dove i giocatori sono adulti, spesso anziani, che forse non vedranno neppure tutte le conseguenze di ciò che stanno facendo. Lasciandole in eredità a chi questa guerra non l’ha voluta, non ne conosce le ragioni (se ci sono), e non ha colpe se non quelle ereditate da chi è venuto prima di lui.
Sarà utopia, ma come sarebbe bello se a decidere il futuro di questo mondo fossero i più piccoli, coloro che vivono di futuro e che sperano di abitarlo. E invece…























