Springsteen – Liberami dal nulla

Springsteen Liberami Dal Nulla

di Scott Cooper; con Jeremy Allen White, Jeremy Strong, Paul Walter Hauser, Stephen Graham, Odessa Young, 2025, Usa, durata 120 minuti.

Tra fine ‘800 e prim ‘900 l’attore e regista russo Konstantin Stanislavskij mise a punto “il metodo Stanislavskij”, un innovativo approccio alla recitazione teatrale che si basa sullo studio costante dei caratteri del soggetto da interpretare, sull’approfondimento psicologico e la ricerca di immedesimazione tra il mondo interiore del personaggio e quello dell’attore. Ora, se Stanislavskij fosse vivo non potrebbe che restare anche lui a bocca aperta dinnanzi alla strabiliante interpretazione che Jeremy Allen White ha dato di Bruce Springsteen.

Ambientato nel 1981 immediatamente dopo la conclusione del “River tour”, il film racconta un particolare momento della storia del grande musicista americano che viene messo sotto pressione dalla sua casa discografica per realizzare un nuovo album in grado di sfruttare la popolarità raggiunta da Bruce in quel periodo. Ma per Springsteen quella non è la strada giusta. Costretto a fare i conti con un passato che non vuole passare, un’adolescenza difficile e un rapporto mai risolto con il padre, Bruce ha bisogno di rifiatare, di capire davvero chi è e chi vuole essere. L’ansia e la depressione sono costantemente in agguato e l’unico modo che il ragazzo del New Jersey conosce per tenerle lontane è la musica, la sua musica.

Bruce decide così di dare corpo ai suoi tormenti e di incidere a casa sua con la sola chitarra acustica e un registratore a quattro piste una serie di ballate che riflettono il suo stato d’animo tormentato e dolente. Sono storie di gente alla deriva, persone semplici sconfitte dalla durezza della vita e dalla brutalità del capitalismo, individui ai margini, anime perse come la sua che faticano a stare a galla. Nonostante le iniziali perplessità della casa discografica quelle dieci tracce andranno a comporre “Nebraska” sesto album di Springsteen e diventeranno uno dei successi più importanti di tutta la sua carriera. Le restanti canzoni scritte da Springsteen in quella travagliata ma intensa stagione della vita - da “Cover me” a “I ‘m on fire” da “Glory days” a “Born in Usa” - saranno la spina dorsale del suo settimo album, “Born in Usa”, e della sua definitiva consacrazione mondiale.  

Liberamente ispirato al libro di Warren Zanes “Deliver me from nowhere: the making of Bruce Springsteen”, il film di Scott Cooper è il bellissimo e commovente ritratto di un uomo e di un artista in perenne ricerca di autenticità che il regista ha tracciato attorno a due grandi punti di forza: in primo luogo Cooper si è saggiamente tenuto lontano dall’agiografia e dal “santino” preconfezionato, giocando con intelligenza sull’alternanza tra arte e vita per mettere in luce sia il Bruce musicista che il Bruce uomo. Il secondo elemento vincente sono gli interpreti, Jeremy Allen White/ Bruce Springsteen e Jeremy Strong/Jon Landau su tutti, che attraverso due prove d’attore superlative (White è, tra l’altro, il reale interprete di tutte le canzoni in scena) hanno dato alla narrazione quel registro di genuinità e purezza che la storia richiedeva. Da non perdere.