Flight risk – Trappola ad alta quota

Flight Risk

di Mel Gibson; con Mark Wahlberg, Michelle Dockery, Topher Grace, Monib Abhat, Leah Remini, 2025, USA, durata 91 minuti.

Wiston è un “colletto bianco”, un contabile al servizio della potente famiglia mafiosa dei Moretti che ha fatto perdere le sue tracce nascondendosi tra i ghiacci dell’Alaska. Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi e Wiston (un sorprendente Topher Grace, decisamente in parte) viene rintracciato dall’U.S. Marshall Madolyn Harris. Deciso a non finire in prigione, il ragioniere si prepara a vuotare il sacco e offre alla poliziotta la sua collaborazione in cambio di protezione e immunità. E si sa, chi “tiene i conti” conosce anche tutti i più reconditi segreti dei propri “clienti” e questo per la famiglia Moretti può essere molto, molto pericoloso, anche perché quegli affari potrebbero mettere in luce scottanti legami con alcuni esponenti del governo federale. Wiston viene così preso in custodia dall’U.S. Marshall e imbarcato su di un volo privato che dallo sperduto paesino in cui si era nascosto lo porterà ad Anchorage e da lì a New York per testimoniare al processo. Potrebbe sembrare una delle tante operazioni di routine, in fin dei conti Wiston non è un pericoloso sicario, è soltanto un contabile (peraltro piuttosto chiacchierone) ed è ammanettato al centro dell’aereo, cosa mai potrebbe accadere? Ma, come spesso avviene, nulla è come sembra, perché il lupo si presenta con le vesti dell’agnello, e forse il pilota non è soltanto un pilota…

Scritto da Jared Rosenberg e diretto da Mel Gibson (che torna dietro la macchina da presa nove anni dopo “La battaglia di Hacksaw Ridge”), “Flight risk” è un action movie ad alta intensità (oltre che ad alta quota) dal soggetto (la trama, se preferite) avvincente e adrenalinico - uno scontro a tre in un aereo in volo sui ghiacci dell’Alaska - ma che sconta il terribile difetto di una caratterizzazione di alcuni personaggi decisamente poco credibile, a cominciare dalla protagonista, la U.S. Marshall Madolyn Harris (Michelle Dockery) che più ingenua e stolta non potrebbe essere. Tutto, ma proprio tutto su quell’aeroplano accade in ragione della superficialità della ufficiale che alterna grande prestanza militare ad una sprovvedutezza impensabile per una recluta, figuriamoci per un’agente speciale in servizio da nove anni, e c’è da chiedersi come, in sede di sceneggiatura, siano riusciti a scrivere così male i caratteri del suo personaggio, che nei fatti toglie credibilità ed efficacia alla storia nel suo complesso. Una nota di plauso a Mark Wahlberg/il pilota che nei panni del villain è più che mai efficace, forse persino troppo. I titoli di coda sono per tutti, protagonisti e spettatori, una liberazione.