Si chiama “Tanaro”, è stata effettuata ad Alba lungo il fiume e ha portato alla scoperta di una discarica abusiva. Questa, in estrema sintesi, l’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Alba e del Nucleo investigativo di Polizia ambientale, agroalimentare e forestale che si è conclusa nei giorni scorsi. Un centinaio di militari - con unità cinofile del Nucleo Carabinieri di Volpiano, medici del Dipartimento di prevenzione dell’Asl Cn2 e personale dell’Arpa di Cuneo - sono entrati nel campo nomadi “Pinot Gallizio” per eseguire perquisizioni delegate dalla Procura della Repubblica di Asti e accertamenti di natura tecnica “volti a verificare le condizioni attuali dell’area a livello ambientale e di salute”.
L’indagine era scaturita da approfondimenti effettuati dai Carabinieri della Compagnia di Alba dopo una segnalazione dell’Agenzia interregionale per il Fiume Po, a sua volta legata a un precedente controllo sempre dell’Arma da cui era emersa “la presenza di rifiuti speciali presso la sponda del Tanaro ove è presente il campo nomadi Pinot Gallizio”.
“Come accertato in occasione di un più recente sopralluogo - spiega il procuratore di Asti, Biagio Mazzeo -, la situazione ha subito negli anni un drastico peggioramento, con un accumulo sempre maggiore di rifiuti lungo la sponda del Tanaro e all’interno dello stesso campo nomadi. I Carabinieri della Compagnia di Alba, in particolar modo, hanno iniziato un’attività di monitoraggio mediante servizi ad hoc volti ad identificare gli autori dell’illecita gestione di rifiuti che ruota attorno al campo nomadi. La laboriosa attività, unitamente alle analisi compiute dal Nucleo investigativo di Polizia ambientale, agroalimentare e forestale, ha portato al deferimento all’Autorità giudiziaria astigiana di 21 soggetti della comunità sinti, che in concorso tra loro o con condotte autonome, essendo alcuni titolari o collaboratori di imprese aventi ad oggetto la gestione di rifiuti, sfruttavano l’area compresa nel campo nomadi Pinot Gallizio come base per porre in essere un’attività di trasporto, gestione e smaltimento illecito di rifiuti”. In sostanza, si era formata “una discarica abusiva con rifiuti di varia natura, pericolosi e non”, dovuta all’attività degli accusati che “lavoravano i rifiuti stessi al fine di recuperare le componenti di valore, rame ferro e ottone, per poi scaricare il residuo nell’area limitrofa alle abitazioni del campo o lungo la sponda del fiume Tanaro, area peraltro sottoposta a vincolo paesaggistico”.
Durante le perquisizioni eseguite lo scorso 12 giugno, “sono state sequestrate ingenti quantità di rifiuti non recuperabili, che dovranno essere analizzati al fine di verificarne la eventuale pericolosità ed essere smaltiti, nonché significativi quantitativi di materiale ferroso”. Sequestrati anche “13 mezzi utilizzati per il trasporto di rifiuti e denaro in contante, ritenuto provento dell’illecita attività di smaltimento dei rifiuti”. E, ancora, una persona arrestata, per detenzione illegale di arma comune da sparo e ricettazione, e due denunciate, una per detenzione abusiva di munizionamento e l’altra perché trovata in possesso di materiale atto alla contraffazione di targhe.
Arpa ha effettuato un campionamento del suolo per accertare se vi sia inquinamento ambientale dell’area, mentre i medici del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl hanno verificato le condizioni di abitabilità all’interno del campo “alla luce delle risultanze odierne e tenuto conto anche dell’ordine di abbattimento pendente dal 2016, con sentenza passata in giudicato su case abusive ivi presenti”.
Ai 21 indagati si contestano i reati di discarica abusiva; gestione, trasporto e smaltimento illecito di rifiuti; deturpamento di bellezze naturali. La loro posizione è ora al vaglio dell’Autorità giudiziaria, che ne valuterà la colpevolezza o meno nel corso del processo.