Informazione, democrazia e responsabilità

L’informazione un elemento imprescindibile per la libertà delle persone, presidio di democrazia, luogo di dialogo, strumento per la formazione di un pensiero critico.
L’informazione come un diritto per i cittadini. E ovviamente - per chi professionalmente se ne occupa - anche dovere con tutto il suo carico di serietà, attenzione e senso di responsabilità.
Sull’importanza di tutelare il mondo dell’informazione è tornato in questi giorni anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia. Non una semplice difesa di categoria, ma l’invito a riflettere sulla posta in gioco. Specialmente in questi tempi così complessi.
La sua riflessione è partita dall’attentato contro l’abitazione di Sigfrido Ranucci che testimonia quanto l’informazione, la buona informazione, rappresenti il peggior nemico di poteri oscuri e criminali.
L’informazione un elemento imprescindibile per la libertà delle persone, presidio di democrazia, luogo di dialogo, strumento per la formazione di un pensiero critico.
L’informazione come un diritto per i cittadini. E ovviamente - per chi professionalmente se ne occupa - anche dovere con tutto il suo carico di serietà, attenzione e senso di responsabilità.
Sull’importanza di tutelare il mondo dell’informazione è tornato in questi giorni anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia. Non una semplice difesa di categoria, ma l’invito a riflettere sulla posta in gioco. Specialmente in questi tempi così complessi.
La sua riflessione è partita dall’attentato contro l’abitazione di Sigfrido Ranucci che testimonia quanto l’informazione, la buona informazione, rappresenti il peggior nemico di poteri oscuri e criminali. “Da questo punto di vista - sottolinea Tallia - stupisce quanto questo elemento sia invece talvolta sottovalutato o addirittura deriso nel dibattito pubblico del nostro paese, al di là della generale solidarietà manifestata dopo l’attentato di Pomezia. Troppe volte, quando si sottolinea l’importanza del tutelare la libera stampa come presidio di democrazia, si ha infatti la sensazione di sollevare una questione cara solo a pochi addetti ai lavori. Lo dimostra per altro il fatto che temi come le querele bavaglio o le crescenti limitazioni al diritto di cronaca non abbiano ancora trovato una risposta legislativa e anzi si proceda nelle aule parlamentari in direzione del tutto opposta”.
Senza arrivare al grande giornalismo di inchiesta o ai reporter che rischiano la vita nelle zona di guerra, dove il rischio è direttamente sulla pelle dei giornalisti, ci sono tanti piccoli attentati alla libera informazione, apparentemente insignificanti che vanno a minare un mondo dove apparentemente ci sentiamo tutti più informati e “connessi con il mondo” rispetto al passato, ma in realtà con sempre meno strumenti per scelte consapevoli e per una lettura di ciò che ci circonda.
Gli algoritmi che sempre di più ci guidano nelle nostre scelte - o addirittura scelgono per noi - sono un rischio reale. Ed è grande la tentazione di accontentarsi, anche per quanto riguarda l’informazione, di ciò che ci passa sotto gli occhi sul nostro smartphone, senza averlo scelto e senza la mediazione di chi per professione ascolta, osserva, verifica, confronta e poi informa mettendoci la propria firma e quindi prendendosene la responsabilità.
Il bisogno di difendere la libera informazione, che chiaramente nel caso di Ranucci è evidente e allarmante, in realtà riguarda tutti. A tutti i livelli. Non è questione soltanto di giornalisti e di giornali, ma di tutela della democrazia.