“L’imprevedibile viaggio di Harold Fry” – “The creato”

L'imprevedibile Viaggio Di Harold Fry

L’IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI HAROLD FRY

di Hettie MacDonald; con Jim Broadbent, Penelope Wilton, Earl Cave, Linda Bassett, Daniel Frogson, Gran Bretagna, 2023, durata 108 minuti. 

Harold è un uomo comune, ormai piuttosto avanti con l’età. Condivide la sua esistenza con la moglie Maureen lungo binari consueti. Sono come un treno lento che trascina a stento le sue carrozze verso percorsi affrontati molte, troppe volte. La casa in cui vivono è dignitosa ma fredda, com’è fredda la loro relazione. In un giorno di sole giunge ad Harold (uno strepitoso Jim Broadbent) una lettera che gli comunica che Queenie, una vecchia amica, è ricoverata in un hospice, gravemente malata. Incerto sul da farsi Harold le scrive una breve lettera ed esce per imbucarla ma prima di riporre la busta nella buca delle lettere una breve chiacchierata con una giovane commessa gli fa di colpo cambiare idea. Harold decide di andare a trovare l’amica Queenie e di farlo camminando, in una sorta di voto laico nella speranza che l’amica lo aspetti e resista così in qualche modo al male in attesa del suo arrivo. 

Pellegrino speranzoso di portare un ultimo raggio di sole nella vita della vecchia amica, Harold intraprende un viaggio a piedi di 800 chilometri diventando suo malgrado, passo dopo passo, una celebrità e chiarendo a se stesso poco alla volta le vere ragioni del suo cammino. “Ambulando solvitur” diceva Cicerone, “camminando si risolve” e, nei fatti, Harold comprende lungo il viaggio l’importanza delle relazioni e del dare e ricevere fiducia. Quell’affetto e quella fiducia che era stato incapace di dare al figlio perso anni prima tragicamente. Quell’affetto e quella fiducia che Maureen, gonfia di risentimento, gli ha sempre egoisticamente negato e che ora gli occhi dolci e acquosi di Harold ritrovano negli sguardi della gente comune. Tragico e al contempo dolcissimo, il viaggio di Harold è uno struggente “road movie” di grande delicatezza che trabocca spiritualità e ci offre l’opportunità di chiederci cosa siano per noi la fede e la fiducia nell’umano, mettendo sul piatto l’occasione sempre preziosa di riflettere sul senso della vita. Da non perdere. 

 

The Creator

THE CREATOR

di Gareth Edwards; con John David Washington, Gemma Chan, Sturgill Simpson, Madeleine Yuna Voyles, Usa, 2023, durata 133 minuti. 

Siamo nel 2065, il mondo è diviso in due aree di influenza, l’Occidente e l’Asia, che si fronteggiano bellicose. Il principale oggetto del contendere è dato dall’Intelligenza artificiale che gli americani/occidentali rifiutano ed il mondo asiatico invece le accoglie. Joshua (John David Washington) è un agente delle forze speciali occidentali infiltrato nel territorio delle Repubbliche asiatiche ma durante un drammatico bombardamento operato da parte della sua fazione la moglie Maya viene data per dispersa. 

Alcuni anni più tardi viene chiesto a Joshua di tornare in quei luoghi per tentare di scoprire e mettere fuori uso una terribile arma che potrebbe mettere fine al conflitto e all’intera umanità, arma messa a punto da Nirmata /il Creatore, capo delle Repubbliche asiatiche. 

Giunto sul teatro di guerra insieme alla sua squadra di agenti d’élite, Joshua si infiltra all’interno delle linee nemiche dove farà una scoperta agghiacciante, perché l’Ia che dovrebbe distruggere si rivela essere una bambina robot.

Scritto e diretto da Gareth Edwards, “The creator” è un film post-apocalittico che porta in scena una guerra tra umani e androidi dove l’umanità è in conflitto con l’Intelligenza artificiale e i suoi derivati. Potente sotto il profilo visivo, paga infatti la scelta di non girare tutto in studio ma di scegliere location reali per le riprese, (dalla Cambogia agli Stati Uniti, dalla Thailandia al Nepal, cosa peraltro singolare per un film che parla di Intelligenza artificiale), sotto il profilo narrativo però il film è incredibilmente derivativo, evoca e riprende con scarsa originalità molti capolavori della storia del cinema, da “Blade runner” a “Apocalypse now”, da “La guerra dei mondi” a “Matrix”, rimanendo tuttavia a debita distanza da quelle vette e dando nel complesso l’impressione di una storia vista e raccontata mille volte. Lo spirito pacifista e antimilitarista è certo lodevole, ma il sapore è quello di una pietanza riscaldata buona per palati non troppo esigenti facilmente abbindolabili da una spettacolarità spesso fine a se stessa.