Trascorsero due inverni, tra il ‘43 e il ‘45, nascosti in via Piave, a Fossano, nella casa di Margherita Gallo e di Pierino Blengino. Una mamma, Olga Bergman in Sacerdote, e due bambini, Renzo e Laura. Erano di origine ebraica, scappati da Torino e in arrivo dalle colline di Busca, dove già si nascondeva una sorella della donna. È un’altra storia di accoglienza e di generosità, di cui furono capaci i nostri nonni (o bisnonni) durante gli anni terribili della Seconda guerra mondiale che misero alla prova, nelle scelte quotidiane, l’umanità delle persone.
Non è inedita: Gianni Damilano, nipote di Margherita, ha già avuto modo di raccontarla. La prima volta su “Fossano in mostra” nel 2002, poi sulla rivista della Comunità ebraica di Torino. Ne scrisse anche, in un suo libro, Maria Teresa Milano. E Alberto, fratello di Gianni, in una versione più romanzata. Da qualche mese se ne sta occupando una scrittrice milanese, ebrea, “cacciatrice di storie” sulla deportazione e di “giusti” da segnalare allo Yad Vashem. Riesca o meno in questo intento (per il quale sono necessari alcuni specifici criteri), è l’occasione anche per “La Fedeltà” per raccoglierla e riportarla ai propri lettori.

Articolo completo sulla "Fedeltà" di mercoledì 6 marzo