Padre Luigi Bruno ci scrive dal Brasile: “Ripartire”

La drammatica situazione del Brasile, nella testimonianza del sacerdote missionario fossanese

In occasione della Giornata Missionaria mondiale (che si celebra domenica 22 ottobre) pubblichiamo la lettera, dai toni drammatici ma sostenuta dalla speranza, che ci ha inviato padre Luigi Bruno, 75 anni, missionario della diocesi di Fossano che da oltre 40 anni si spende in Brasile, nella “periferia della periferia” di Rio de Janeiro.

 

Sono rientrato in Brasile e precisamente qui, nella periferia della periferia di Rio de Janeiro, il 28 giugno scorso. Sono rientrato con la promessa e il proposito di scrivere e mandare notizie. Tre mesi sono passati nel più completo silenzio. In questi giorni Fossano mi è più vicina a causa di don Derio e il desiderio di trovare parole per dialogare con voi è più forte.

Non vorrei rovinare la festa a nessuno, ma il mio cuore è pieno di amarezza, di delusione e di angoscia. Dopo 50 anni di sacerdozio, dei quali a fine ottobre si completeranno 48 a servizio del Brasile, mi sento in mezzo a un terremoto devastatore che fa crollare ciò che ho di più caro. Giorno dopo giorno, rendersi conto della perversità assassina di un sistema a servizio del capitalismo più selvaggio, fa male al cuore e all’anima.

Ho visto gli orrori della dittatura militare, ho visto e camminato con una società che ha saputo reagire e aprire un cammino di speranza, di dignità e di superamento di parte della miseria economica. Conquiste pagate con sangue di martiri, con impegno di una Chiesa presente nelle periferie esistenziali e geografiche. Ho visto un Brasile che alzava la testa, che ridava dignità e coraggio al suo popolo. Un Brasile che si scopriva ricco e voleva condividere le ricchezze a servizio di tutti.

Tutto questo è un ricordo. Nel 2014 ci sono state le elezioni generali e il popolo ha scelto di continuare quella strada, ma i figli delle tenebre sono stati più astuti dei figli della luce. Usando il potere economico e della criminalità organizzata e anche dell’influenza di certe forme religiose, e soprattutto i mezzi di comunicazione di massa, sono riusciti a eleggere deputati e senatori interessati solo a sé stessi e non al bene comune. Risultato: la Presidente eletta ha commesso errori, ma le hanno anche impedito di governare per più di un anno. Ha cercato di resistere ai ricatti del Parlamento e della Suprema Corte, ma alla fine è stata “democraticamente” destituita. Non per gli errori commessi, ma per non aver accettato di cedere ai ricatti. 

È così iniziato nel 2016 un nuovo governo a servizio del capitale internazionale più corrotto. In nome di una crisi economica in gran parte provocata e usata per giustificare sacrifici e perdita di diritti fondamentali per la classe lavorativa e allo stesso tempo “vendere” le ricchezze naturali del Brasile alle multinazionali, si fanno e disfanno leggi e si modifica addirittura la Costituzione. Ritorna la fame, lavoratori perdono il lavoro, impiegati e pensionati statali e comunali vedono dimezzati i loro stipendi o ritardati di mesi. Nella disperazione crescono malattie depressive, alcuni ricorrono all’aiuto di usurai e la maggioranza si “rassegna” a cercare di sopravvivere tralasciando la salute e l’educazione. 

Scrivo queste cose non con piacere, al contrario, con tristezza e paura, ma soprattutto con una domanda: qual è la missione della Chiesa e mia in questa realtà? Ho messo come titolo a questo mio messaggio “Ripartire”. La strada si è fatta stretta, si è ridotta a un sentiero difficile in mezzo a pericoli e tentazioni, ma è il sentiero della speranza che non muore. Speranza che ha una sola certezza: “Porrò la mia dimora in mezzo a voi e camminerò con voi”, come ci dice Dio nel libro del Levitico al capitolo 26. Speranza che è certezza nella presenza definitiva di Dio tra di noi in Gesù che si fa povero tra i poveri a servizio dei poveri. Come sento confortanti le parole di Papa Francesco! Ci invita a essere una Chiesa povera a servizio dei poveri, una Chiesa che non ha paura di andare in mezzo, di ferirsi, di sporcarsi se necessario per stare insieme. Una Chiesa che ha il coraggio di toccare la carne di Cristo ferito e torturato nel povero, nel viziato, nel malato, nell’affamato...

Bisogna ripartire, devo ripartire. Ciò che è stato fatto non è più attuale, non è più sufficiente. Molti cedono alla tentazione di ritornare sui propri passi in cerca di sicurezze, di rinchiudersi. È il momento di credere che Dio continua a camminare nel sentiero difficile e pericoloso del servizio, dell’amore. È il momento di mantenere accesa la luce della speranza. Come? Ricominciare, cercare, rischiare, credere, pregare, condividere, alimentarsi della Parola di Dio, fortificarsi nella preghiera, fare gesti concreti di aiuto a chi è nella necessità.

Cosa chiedo ai miei amici e benefattori in questo momento? Pregate per me, pregate per voi, pregate per tutti coloro che pensano di credere in Gesù, perché possiamo ogni giorno essere capaci di ricominciare a vivere la nostra fede con l’intelligenza, con il cuore, con la lingua, con gli occhi, con le mani, con i piedi, con tutto noi stessi. Grazie.