Verso un nuovo boom di parchi fotovoltaici

Gli impianti a terra possono produrre grandi quantità di energia pulita, ma hanno un forte impatto su paesaggio e agricoltura

Pannelli fotovoltaici
Foto Costanza Bono (Foto di archivio)

C’è bisogno di energia: e che sia “pulita”, prodotta cioè da fonti rinnovabili. Su questo siamo tutti d’accordo. A creare divisioni è il “come”. 

Molto probabilmente, nei prossimi anni si riaprirà il dibattito sui parchi fotovoltaici, i grandi impianti a terra che sono sì capaci di produrre quantità notevoli di energia pulita, ma spesso sottraggono terreno all’agricoltura e hanno un impatto non trascurabile a livello paesaggistico. Sono infatti state introdotte, in particolare attraverso il decreto legge “Aiuti bis”, delle semplificazioni per strutture di questo tipo. E sembrano esserci le premesse perché si torni indietro di poco più di un decennio, quando ci fu un boom di impianti fotovoltaici a terra, la cui presenza si può osservare tuttora nelle campagne.

In estrema sintesi, ora la legge dello Stato stabilisce che i parchi fotovoltaici possano essere allestiti in aree bonificate, in ex cave ed ex miniere e in spazi ferroviari, autostradali e aeroportuali; in assenza di vincoli paesaggistici, è possibile sfruttare anche le aree agricole collocate nel raggio di 500 metri da zone produttive, le aree interne agli impianti industriali e le aree adiacenti alla rete autostradale, così com’è possibile mettere mano a impianti fotovoltaici già esistenti con “interventi di modifica non sostanziale”. Sono in vigore, al tempo stesso, disposizioni più antiche della Regione Piemonte, che puntano a definire i casi in cui un sito non può essere ritenuto idoneo sulla base di aspetti che riguardano la tutela paesaggistica, la difesa del suolo destinato all’agricoltura e il rischio di fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico. In caso di conflitto, ovvero nel caso che un sito risulti idoneo per le condizioni fissate dallo Stato e non idoneo per quelle fissate dalla Regione, prevale l’idoneità. 

Deve poi seguire, per l’eventuale realizzazione di un parco fotovoltaico, la procedura autorizzativa, che a sua volta è stata semplificata, in modo particolare per impianti considerati medio-piccoli: ciò che sorprende è che in questa “categoria di peso” vengano di fatto inseriti impianti fino a un megawatt di potenza nominale, che in passato erano considerati di dimensioni ragguardevoli. 

Che qualcosa si muova, è evidente anche a Fossano. Due aziende hanno infatti presentato richiesta per la realizzazione di altrettanti impianti fotovoltaici a terra. In entrambi i casi, la proposta viene valutata attraverso la Conferenza dei servizi, ovvero il confronto fra tutti gli enti che possono essere interessati dal progetto.

Per le aziende che operano nel settore, è possibile che il territorio fossanese possa apparire interessante. Due, almeno, i motivi: la presenza di ex cave, che possono “rinascere” come siti per parchi fotovoltaici, e la presenza di piccole attività produttive sparse, nei pressi delle quali, secondo la nuova normativa, a certe condizioni è possibile allestire gli impianti.

Intanto, nella nostra regione il 2022 ha fatto registrare un record di piccoli impianti fotovoltaici allestiti e allacciati  alla rete elettrica. Enel comunica che “in Piemonte, nell’anno appena trascorso, sono stati effettuati oltre 16.200 allacciamenti di impianti fotovoltaici alla rete E-Distribuzione per 196 megawatt, che corrispondono al 185% di quelli attivati nel 2021 e al 311% di quelli del 2020”. La provincia piemontese in cui questo trend di crescita appare più evidente è Torino, con oltre 6.200 impianti fotovoltaici allacciati alla rete (circa 17 al giorno); al secondo posto la Granda, con 3.800 impianti. “Di 16.200 - continuano da Enel -, quasi 14.426 hanno una potenza tra 1 e 10 kilowatt: la stragrande maggioranza degli impianti attivati sono quindi stati richiesti da privati cittadini per la propria abitazione o piccola azienda”.

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