Arrivederci professore

Arrivederci professore

Di Wayne Roberts; con Johnny Depp, Zoey Deutch, Danny Huston, Rosemarie DeWitt, Farrah Aviva.

Richard, professore di letteratura inglese in un college, alla soglia dei cinquant’anni scopre di avere un cancro ai polmoni e, nella migliore delle ipotesi, ancora sei mesi di vita. Tranquilli, non stiamo anticipando nulla di segreto, poiché si giunge a comprendere la situazione sin dalle prime battute ed essa rappresenta anzi l’arco di volta su cui si regge tutto il film. Ciò detto, in che modo il bello e sulfureo Richard reagirà di fronte a questo improvviso cambio di orizzonte? Dopo aver condiviso la notizia con il solo Peter (Danny Huston) amico di lunga data, il professore decide di rifiutare le cure ed imprimere una sonora sterzata alla propria esistenza per vivere intensamente gli ultimi scorci della sua vita e godersi a pieno il (poco) tempo che gli rimane. E così, via dalle sue lezioni gli studenti poco interessati e che al più “scaldano il banco”, scontro a muso duro con il rettore del college, burocrate infido e amante di sua moglie e, a seguire, una lunga teoria di atteggiamenti inusuali e ribelli che sconvolgono studenti e colleghi, comportamenti fuori dalle righe che paradossalmente (ma forse no) riporteranno Richard “tra” le righe, restituendo a lui e a chi gli vive intorno, a cominciare dall’amata figlia Olivia (Odessa Young), il senso del proprio esistere. Un po’ “Attimo fuggente”, un po’ “American beauty”, un po’ “Truman”, il film di Wayne Roberts affronta temi importanti come la libertà di cura e, più in generale, il senso della vita e delle scelte, il conformismo e le maschere sociali che ognuno di noi di volta a volta indossa nelle diverse situazioni, e ha in sé del buono. Tuttavia sono (almeno) due le cose che non convincono completamente. La prima è il protagonista stesso, Richard/ Johnny Depp, con la sua recitazione costantemente sopra le righe, un overstatement che lo porta a fare sempre lo stesso personaggio (Jack Sparrow) anche quando si potrebbe provare altro (e dunque lasciando perdere per una volta sguardi e mossette); la seconda è data dalla parabola conclusiva del film, tutta giocata sul perdono e la consolazione. Dopo tanto “politicamente scorretto”, nel finale forse si poteva osare un pochino di più.