“Sei fratelli”

Sei Fratelli

di Simone Godano; con Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini, Gabriel Montesi, Valentina Bellè, Linda Caridi, Claire Romain, Mati Galey, Judith El Zein; Italia, 2024, durata 103 minuti. 

Non è facile partire da una morte per raccontare delle vite, eppure è questa l’idea di partenza scelta dagli sceneggiatori Luca Infascelli e Simone Godano (quest’ultimo anche regista) per “Sei fratelli”. Commedia corale che non risparmia allo spettatore acuti momenti di tensione e confronto tra i protagonisti, il film vede come punto di partenza della vicenda Manfredi, un padre assai egotico e decisamente ingombrante anche nella sua sostanziale assenza come genitore. Sì, lo sappiamo, l’affermazione può sembrare a prima vista una contraddizione in termini - come può un padre essere contemporaneamente ingombrante e assente - ma lo sviluppo della situazione chiarirà progressivamente la bontà dell’espressione, perché Manfredi Alicante (e già il nome non depone a suo favore…) dopo aver messo al mondo sei figli da tre donne diverse decide di suicidarsi, ultimo egoistico gesto di fuga di fronte alla realtà. All’apertura del testamento i cinque figli Marco, Guido, Leo, Gaelle e Mattia scoprono di avere una sesta sorella, Luisa, di cui non sapevano nulla e al contempo apprendono che tutto ciò che il babbo ha lasciato loro è un allevamento di ostriche e un bel pacco di debiti. Sarà intorno a questo fulcro che ruoterà tutta la storia, sei fratelli assolutamente diversi nei caratteri ma simili nell’incapacità di confrontarsi con sincerità, specchio purtroppo fedele di un Paese che l’esperienza della grande pandemia ha reso ancora più frammentato. Ricordiamo? All’inizio, nel pieno dell’epidemia si pensava che saremmo diventati migliori (“Andrà tutto bene”), che saremmo stati più solidali e concordi. Non è andata così, per molti anzi il virus è diventato la leva per affermare i propri interessi, ci siamo trasformati in individui sempre più litigiosi e volubili, fragili e invidiosi e il film di Godano ricostruisce con puntualità molti aspetti della società in cui oggi viviamo. L’ambientazione francese dà un tocco di leggerezza e internazionalità al racconto e gli interpreti, davvero in parte e ben amalgamati tra loro, costruiscono una toccante e intensa storia familiare che a tratti ricorda alcune tra le migliori commedie “amare” del passato (“La famiglia”, di Ettore Scola, “Parenti serpenti” di Mario Monicelli), affreschi di un’umanità irrequieta sempre in bilico tra accettazione e rifiuto, rabbia e paura, indifferenza e fuga.