Con don Stefano, dove osano le aquile (4ª parte)

don Stefano Gerbaudo

Un bel giorno, nel 1944, raduna un gruppo di ragazze e chiede loro di servire Gesù, annunciare Gesù, testimoniare Gesù, senza farsi suore, continuando semplicemente a fare il lavoro che facevano prima. È un modo nuovo di servire la Chiesa, che solo 20 anni dopo, con il Concilio Vaticano II, verrà scoperto e incoraggiato. Don Stefano, come l’aquila, punta in alto, fissa il sole, precorre i tempi, vede lontano. È in questo modo, molto semplice, che altri dopo di lui perfezioneranno e accresceranno, che nascono le Cenacoline: ragazze e donne consacrate che prima imparano a volare: pregano, si migliorano, cercano di crescere nella fede e poi si lanciano nel mondo. Per insegnare anche agli altri a volare. Cenacoline deriva da Cenacolo, il luogo in cui Gesù ha istituito l’Eucaristia ed ha chiesto agli apostoli di essere sacerdoti, di fare come ha fatto lui, servire i fratelli fino al dono della vita. Le Cenacoline, nell’intenzione di don Stefano devono aiutare i preti a fare i preti, con la loro preghiera, con i loro servizi, con la loro testimonianza. Adesso hanno cambiato nome, si chiamano Missionarie Diocesane, ma continuano più o meno a fare le stesse cose che aveva loro indicato don Stefano. Sono aumentate di numero e lavorano in Italia, in Francia, in Africa e anche in America Latina.

Don Stefano, infine, si allena per farsi santo. Voglio farmi santo, presto santo, grande santo, è il suo obiettivo che ad ogni costo vuole raggiungere. Le testimonianze raccolte in questi anni confermano che cerca di fare così, ogni giorno, nella semplicità della sua vita di prete tutta donata agli altri, nella rinuncia a tante piccole cose, nella guida saggia dei giovani verso una vita buona, bella e gioiosa, cioè santa. O sante o niente, via le mezze misure, dice alle sue ragazze: esattamente come fa lui, che punta in alto e che non bada a sacrifici, pur di migliorarsi un pochino ogni giorno. Mi sta tanto a cuore che vi facciate santee allora moltiplica le occasioni di incontro, di preghiera e di accompagnamento dei giovani perché imparino a farsi santi, come sta cercando di fare lui… Non diciamo: se fossi in quel posto, se avessi quell’ufficio mi farei santo. Mi farò santo dove il Signore mi vuole. Il che significa, e lui stesso lo dimostra, che il santo non è l’uomo delle imprese straordinarie, degli effetti speciali, e dei risultati sorprendenti. La santità è possibile a tutti, in qualsiasi condizione o situazione siamo chiamati a vivere, nella normalità del lavoro, dello studio, della famiglia di ciascuno di noi. Don Stefano ci è riuscito, possiamo farcela anche noi.

Muore a 41 anni, il 28 settembre di 70 anni fa: è stato colpito da un cancro, che dalla spina dorsale si è diffuso in tutto il suo corpo. Sopporta con pazienza i suoi dolori, che sono tanti; cerca di non lamentarsi, di sorridere a chi va a trovarlo, anche se il suo corpo è completamente paralizzato e ogni anche più piccolo movimento gli procura sofferenze atroci. Nei giorni della malattia e della morte si capisce molto bene che tutto in lui è stato dono. Vengono in mente le parole di San Paolo, scritte ai cristiani di Tessalonica “siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita”. Con la tenerezza di una mamma per i suoi figli, anche don Stefano dona la sua vita e la sua morte per i suoi seminaristi e le sue Cenacoline: perché imparino ad amare, perché imparino a donare, perché si facciano santi. Don Stefano, che non ha fatto niente di eccezionale, ma ha vissuto straordinariamente bene i suoi 41 anni di vita, probabilmente ha qualcosa da dire anche a te: Non sonnecchiare, la vita non è tua! Non accontentarti di essere buono: diventa santo! Fai tutto con gioia: i musi lunghi non piacciono neanche alla gente! Diventa una lampada che brucia e illumina. E, allora, vai anche tu ad illuminare il tuo piccolo angolo di mondo. Come ha fatto don Stefano. E anche tu volerai in alto. Come ha fatto lui.

(4 - fine)