L’ecumenismo della solidarietà

Un esempio di collaborazione tra cattolici e valdesi nella città di Pinerolo

Bert Mario Centro Ecumenico Pinerolo

“Ecumenismo” e “Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani” non sono solo impegni da affidare agli “addetti ai lavori”, cioè a quei teologi ed altre persone che rivestono responsabilità pastorali nelle proprie chiese cristiane di appartenenza. “Ecumenismo”, che etimologicamente vuol dire “terra abitata”, significa innanzitutto ricercare il bene del luogo in cui si vive e di tutte le persone che lo abitano. Con relazioni interpersonali, accoglienza reciproca e testimonianze di solidarietà. Aspetti, questi, che i fedeli, cattolici e valdesi della città di Pinerolo e zone limitrofe, tentano insieme, da alcuni decenni, di mettere in pratica concretamente, nella quotidianità della vita e nelle scelte sociali a favore dei soggetti più svantaggiati.

“Essendo, la nostra, una zona ecumenica, dove c'è sempre stata una collaborazione tra queste due chiese, il cui vescovo cattolico (dall’ottobre 2017 è il fossanese mons. Derio Olivero) e pastore valdese, da tradizione, dialogano”, ci spiega Mario Bert (a destra nella foto), presidente del Centro Ecumenico di Ascolto di questa cittadina prealpina piemontese, “nel campo della solidarietà le due realtà ecclesiali si sono dunque espresse unificando le loro forze” con il contributo, di tempo e di denaro, dei loro rispettivi fedeli. “Nato nel 1992 per volontà della Caritas diocesana e della Chiesa Valdese di Pinerolo”, come si legge nel suo stesso sito, tale Centro ha “l'intento di affrontare il problema delle povertà cittadine in modo unitario e coordinato... e insieme evitare una dispersione degli interventi da parte delle varie realtà parrocchiali-religiose, dando un unico riferimento centrale per i richiedenti aiuto. Un centro non solo di smistamento delle richieste, di semplice beneficenza, ma agente di promozione umana e di accompagnamento, gestito dai volontari delle due chiese valdese e cattolica”.

Fino al 2013, ci spiega ancora Bert, l'attività era “di sola distribuzione di pacchi borse e altri aiuti”. In quell'anno si è poi “costituita l'associazione che porta il nome attuale, diventando Odv (prima Onlus)”. E poi nell'anno seguente è stato aperto l'emporio solidale “Una goccia”, come forma di distribuzione “non più a pacchi, ma come una sorta di minimarket che sta andando alla grande, perché permette maggiore visibilità al nostro operare e maggiore adesione della gente, con offerte in denaro o di viveri”, di rifornimenti di aziende, supermercati e del Banco alimentare, Caritas diocesana, privati cittadini, raccolte fondi, e donazioni dell'8xmille di entrambe le chiese. “Anche lo Statuto lo abbiamo fatto con la collaborazione congiunta”, aggiunge sempre Bert, nonostante poi ogni chiesa partecipi nell'aiuto con le forze che ha e per come può. Tuttavia, pure i giovani e i migranti, accompagnati soprattutto dalla Chiesa valdese, sono stati comunque coinvolti, per diventare, a loro volta, dei volontari.

Però la caratteristica che rende questo Centro una testimonianza davvero unica nel panorama delle attività caritative e associative cristiane è proprio la sua compagine inter ecclesiale. Perché, come aveva detto il Papa quando era intervenuto nel Tempio Valdese di Torino, “tra cristiani diversi si può collaborare insieme, con gesti concreti di solidarietà”. “Un campo, questo, dove ognuno di noi”, conclude Bert “sperimenta davvero la sua fede. Lì, nell'aspetto pratico, si può infatti vedere chi siamo e cosa facciamo. E magari mettessimo in pratica proprio quello che diciamo! Saremmo davvero cristiani”.