La cura delle rose

Padre Luigi Bruno

Il testo che segue è stato letto, in portoghese, all’inizio del funerale di padre Luigi Bruno, il missionario fossanese “fidei donum” morto la settimana scorsa, dopo una vita spesa in missione, in mezzo ai poveri. L’autore, anch’egli missionario in Brasile per una decina d’anni, traccia l’eredità umana, evangelica ed ecclesiale di padre Luigi.

Di fronte al Cero pasquale e al Libro della Parola ho messo una piccola cesta con dei sacchetti di terra… terre mescolate per le quali sono andato negli ultimi anni. Fra esse c’è anche un po’ della terra della Baixada Fluminense, ove padre Bruno ha operato. Noi siamo una mescolanza di terre.
In quella terra della Baixada Fluminense c’è un giardino. C’è un giardino abbandonato e lontano dai riflettori dei potenti e supponenti. In questo giardino, in una casa di questo giardino, un giorno è fiorita una rosa. Per qualcuno, che voleva installare una “boca de fumo” ovvero una casa aperta al traffico di stupefacenti, doveva essere un luogo di morte. Questa rosa sbocciò tra il 1988 e il 1989, dopo che una famiglia fu uccisa: un padre, una madre con in grembo una piccola creatura e tre piccoli. Un giorno venne un uomo che pensò bene di prendersi cura di questa rosa dopo essere entrato in quella casa che rimase chiusa per parecchi mesi e poi venne riaperta per diventare la sede di una piccola comunità.
Molti conoscono questa storia nella Baixada Fluminense, specialmente nel “Lote XV” di Belford Roxo. Non si tratta di una storiella o di uno scherzo.
I rami di questa rosa e molte altre rose si diffusero poi nella Paróquia São Simão, penso alle comunità dell’Itapoã, Roseiral e Morro de São Francisco… E poi nella diocesi di Nova Iguaçu dell’allora vescovo dom Adriano Hipolito e nella diocesi di dom Mauro Morelli sino ad altri luoghi del Brasile (come la “Prelazia de São Félix do Araguaia” ove si coltiva la Spiritualità dei Martiri da dom Pedro Casaldáliga, molto stimato da Luigi e dall’attuale vescovo dom Adriano) e della Patagonia… terra verso la quale padre Luigi era destinato e per cui si era preparato al Cum di Verona, ma il Signore non ha voluto che fosse così avendolo mandato per un breve tempo ad abitare con il primo missionario di Fossano, padre Alessandro Lingua presso “Engenho Novo” nella periferia di Rio de Janeiro. Poi altri rami e altre rose sono sorti sin qui in Italia, attraverso le visite di molti, soprattutto giovani - forse 70-80, delle diocesi del Cuneese - accompagnati in questi anni nelle periferie di Rio per sentire il profumo della missione.
Noi siamo una mescolanza di terre, attendendo giardinieri come padre Bruno che si è curato della rosa del Jardim Amapá e di molte altre rose.
E nei prossimi giorni, in Avvento, nelle comunità di base del Brasile e nei piccoli gruppi nelle case si canterà questo ritornello “Da cepa brotou a rama, da rama brotou a flor…”, “Dal tronco spuntò un rametto, dal rametto spuntò un fiore…”. Così ci si ricorderà ancora una volta della logica dell’Incarnazione per cui ha dato la vita Luigi.
E a Pasqua, in maniera simile e più profonda ancora, un fiore è sbocciato nella terra di un altro giardino, luogo che doveva essere sede di morte definitiva. Così il Crocifisso Risorto, per cui ha dato la vita Luigi. Questo celebriamo nella tristezza, forti nella speranza che un germoglio di vita è stato consegnato a noi e a molti insieme al profumo della Risurrezione 
Obrigado! Viva a Esperança!!

Damiano Raspo