Transumanza al via, ma è Sos lupi

200.000 bovini e ovicaprini raggiungeranno 61.000 ettari di pascoli cuneesi in quota ma si moltiplicano avvistamenti e attacchi di lupi nelle vallate e nei centri abitati

Alpeggio cuneese
Una mandria in alpeggio in montagna. Nella foto, in primo piano, una bandiera di Coldiretti. Sullo sfondo, con le mucche, alcune baite

Al via la salita ai pascoli di 200.000 bovini e ovicaprini sulle montagne cuneesi, ma con gli attacchi di lupi che in queste settimane si sono registrati a danno di vitelli a Bellino e a Elva e a danno di ovini a Limone Piemonte e Garessio, e le decine di avvistamenti negli ultimi mesi, anche nei centri abitati dalle vallate fino in pianura in ogni parte della provincia, cresce la preoccupazione fra allevatori e pastori. A denunciarlo è Coldiretti Cuneo che, alla vigilia della transumanza, la secolare tradizione diventata patrimonio dell’Unesco, torna ad invocare un Piano nazionale per la gestione del lupo.
Il grido di allarme di Coldiretti Cuneo, condiviso dall’Associazione Regionale Margari (Arema), riguarda un comparto che oggi rischia di sparire non solo per la difficile sostenibilità finanziaria di chi fa impresa in montagna, alle prese con gli altissimi costi di produzione e con le conseguenze sempre più tangibili del cambiamento climatico, ma anche per la forte espansione del lupo.
Secondo il Monitoraggio nazionale pubblicato lo scorso anno nell’ambito del progetto Life WolfAlps Eu in sinergia con l’Ispra, sulla base dei dati raccolti nel biennio 2020/2021, sono oltre 900 i lupi nelle regioni alpine, in particolare sulle Alpi piemontesi dove ne sono stati stimati circa 600. Ma, dati gli avvistamenti quotidiani diffusi persino in zone collinari e di pianura, è ragionevole pensare che gli esemplari da allora siano notevolmente aumentati.
Da qui la diffusa preoccupazione per l’economia d’alpeggio: la Granda è la provincia piemontese in cui si concentra principalmente la monticazione estiva che, secondo l’analisi di Coldiretti Cuneo, coinvolge 1.300 famiglie cuneesi e 2.600 addetti con protagonisti molti giovani, su oltre 61.000 ettari di pascoli. Tra i bovini in alpeggio prevale la Razza Piemontese per la produzione delle pregiate carni, ma non mancano le razze da latte tra cui la Pustertaler e la Pezzata rossa. Tra gli ovicaprini, le razze principali in quota sono la Sambucana e la Frabosana-Roaschina.
“È evidente che, come per i cinghiali, l’equilibrio è saltato. Da specie gravemente minacciata, il lupo non è più in pericolo d’estinzione, anzi è una presenza sempre meno discreta. È perciò indispensabile che le Istituzioni definiscano il tanto atteso Piano nazionale di intervento, anche attraverso l’adozione di azioni straordinarie, che guardi a quanto fatto in Paesi vicini come la Francia e la Svizzera per la difesa degli agricoltori, degli animali allevati e della pubblica sicurezza” dichiara il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada.
Oggi ci sono più lupi in Piemonte di quanti ne ha l’intera Svezia: il rischio vero – evidenzia Coldiretti Cuneo – è la scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne per l’abbandono di migliaia di famiglie, ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze piemontesi, stante anche il costante incremento degli episodi di predazione.
“Dalle Istituzioni e dagli organi competenti - aggiunge il direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu - serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che, con un aggravio di costi per gestire la difesa delle mandrie e delle greggi dai lupi, continuano a presidiare con coraggio i territori e a garantire la bellezza del paesaggio contro degrado, frane e alluvioni che minacciano anche le città”.