Processo Cospito, la sentenza slitta al 26 giugno

I giudici hanno disposto un rinvio per la camera di consiglio

Caserma Dalla Chiesa

È stato aggiornato al 26 giugno il processo d’appello bis ad Alfredo Cospito, per le bombe del 2006 alla Scuola Allievi carabinieri di Fossano. I giudici torinesi, dopo gli interventi degli avvocati difensori dell’anarchico, hanno disposto un rinvio per le eventuali repliche delle parti e la camera di consiglio. “Confidiamo - ha detto uno dei legali, l’avvocato Flavio Rossi Albertini, prima di lasciare Palazzo di giustizia - che questa Corte mantenga la stessa linea della precedente, che lo scorso dicembre, quando aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale, aveva parlato della possibilità di dichiarare la prevalenza dell’attenuante del ‘fatto lieve’ e, di conseguenza, di giungere a una condanna che non sia quella dell’ergastolo”. L’ergastolo è invece la pena richiesta dalla pubblica accusa per l’ispiratore della Federazione Anarchica Informale, mentre per la coimputata e compagna Anna Beniamino la Procura ha domandato 27 anni e un mese di carcere. “Cospito non merita sconti” ha sostenuto il procuratore generale Francesco Saluzzo nella sua requisitoria.

Dal carcere di Opera, dove si trova rinchiuso in regime di 41 bis da fine gennaio, ha parlato in collegamento video l’anarchico 55enne: “Questo trattamento sanzionatorio è incostituzionale e contraddice le vostre stesse leggi, imponendo una censura insensata che limita il mio diritto alla difesa. È evidente a tutti come la mia vicenda processuale sia stata usata come una sorta di clava da una parte politica, il governo, contro un’altra parte politica, la cosiddetta opposizione. Il mio trasferimento all’ultimo minuto da una sezione ad un’altra in previsione dell’arrivo dei parlamentari Pd ne è un esempio lampante, che dimostra come siano stati strumentalizzati il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria, ndr) e il 41 bis per fini politici”. “Non posso tacere - ha aggiunto il detenuto -, lo devo ai condannati a morte rinchiusi in quel centro clinico, lo devo a chi è stato lasciato morire e a chi in questo momento nel carcere di Sassari si sta lasciando morire per far sentire la propria voce”. Il riferimento - ha precisato - è a Domenico Porcelli, condannato a 24 anni per mafia, in sciopero della fame dal 28 febbraio scorso nel penitenziario sassarese di Bancali. L’intervento si è concluso con un appello all’abolizione del 41 bis che ha raccolto l’applauso degli anarchici presenti in aula.