Giorni di memoria

Il ricordo dei morti e il culto dei santi

Cimitero

Novembre, andiamo, è tempo di meditare! Mi piace cominciare così questa breve riflessione che dedico al mese di novembre, al suo carattere autunnale, sobrio, per certi versi colorato, che introduce in un clima mesto e pensieroso, dove la mente con naturalezza posa la sua attenzione su ciò che è essenziale.
I primi giorni di questo mese da sempre sono un invito a farsi pellegrini in quei luoghi dove è custodita la memoria di un passaggio terreno: volti famigliari, volti sconosciuti, sguardi da fotografie ora chiare, ora sbiadite, che hanno fissato l’attimo fuggente dell’esistenza terrena. Persone che non ci sono più… e che comunque ‘sono’ ancora, non intuiamo ‘dove’ ma sappiamo ‘da chi’, per quella fede in Colui che morendo ha aperto per noi il passaggio alla vita. E il mio pensiero va a tanti ormai che hanno varcato la soglia dell’eternità, facendo l’incontro decisivo della vita. Sentimenti e pensieri si accavallano, pretendendo ciascuno di avere il primo posto, ma un’unica considerazione si impone: questa vita è preziosa e bisogna viverla bene!
E qui si fa strada l’altra faccia della medaglia dei primi giorni di novembre: la festa dei Santi. La festa di coloro che su questa terra hanno lasciato una scia luminosa che non accenna a estinguersi. I santi, uomini e donne normali, che con la loro vita hanno saputo dare una risposta al Vangelo di Gesù, riempiendo i sentieri del vivere comune con azioni semplici e virtuose allo stesso tempo, perché la semplicità è sempre sintesi di virtù. La loro, quindi è stata una risposta carica di vitalità e di colore. Tale risposta ha irradiato un’umanità più densa e promettente. Sentiamo che la loro voce ancora ci raggiunge, la loro storia ancora ci parla. Sappiamo che sono vivi in Dio e speriamo e preghiamo che, come loro, siano vivi anche i nostri cari, in quella comunione che la chiesa chiama, appunto, “dei santi”.
È interessante notare come il culto dei santi nasca storicamente dal culto dei morti. In un tempo antico le famiglie si radunavano presso la tomba del loro defunto nel giorno della sua nascita (dies natalis, del suo compleanno diremmo oggi), e lì consumavano il pasto presso la tomba, segno di comunione e di vita. In seguito, verso la metà del secondo secolo, i cristiani che avevano continuato questa tradizione, pian piano la trasformarono: il riunirsi alla tomba non era più solo un gesto della famiglia ma della comunità intera, e avveniva il giorno della morte, chiamato dies natalis, perché in quel giorno morendo il defunto era nato alla vita eterna; il pasto poi si trasformò progressivamente divenendo celebrazione dell’eucaristia.
In questi giorni continueremo a fare esattamente questo, per celebrare tutti i santi e ricordare i nostri morti, pregando perché siano in Dio viventi e al sicuro (salvi).

don Pierangelo Chiaramello