Furti e rapine, sgominata banda

Per l'operazione, la Squadra Mobile di Cuneo ha scelto il nome “Black Friday”. Motivo: gli indagati colpivano soprattutto il venerdì. Si presentavano in divisa da vigile urbano, poliziotto o carabiniere, oppure impersonando l’immancabile tecnico del gas o dell’acqua, per bussare alla porta di ignari cittadini e convincerli con qualche espediente a depositare tutto l’oro e l’argenteria di casa in un sacchetto.

La scusa era la presenza di fantomatiche fughe di gas, le vittime soprattutto anziani: per impressionarle, i malviventi diffondevano fialette di gas urticanti e facevano esplodere petardi. Una volta che i preziosi venivano riposti in frigo o nel forno, come da indicazioni, un complice provvedeva a farne razzia. Ventisette gli episodi di furto in abitazione contestati tra l’estate del 2022 e il giugno di quest’anno, sei le rapine commesse con modalità analoghe: in alcuni casi, infatti, le malcapitate vittime cercavano di reagire e venivano strattonate o spinte a terra. Qualcuno è dovuto anche ricorrere alle cure ospedaliere. Oltre che nella Granda (interessati i comuni di Ceva, Chiusa Pesio, Saluzzo, Dronero, Borgo San Dalmazzo, Boves, Fossano), i ladri hanno colpito nelle province di Torino, Asti, Alessandria, Milano, Savona, Como e Piacenza.

L’attività d’indagine della Sezione Antirapine della Mobile, avviata dall’allora responsabile Pietro Nen e portata a termine dal suo successore Giancarlo Floris, ha portato a otto misure cautelari in carcere a carico di altrettanti sinti piemontesi, tutti pregiudicati e residenti nell’hinterland torinese. Altri due nomadi, con ruoli minori, sono stati denunciati in libertà, e così pure i due ricettatori della banda. A tutti è contestato anche il reato di associazione a delinquere: un laboratorio gestito da un ex orafo torinese si occupava di fondere i gioielli e rivenderli. “Abbiamo avuto fortuna - spiega il dirigente Floris - perché siamo intervenuti appena prima della fusione. Se avessimo atteso solo qualche giorno il forno avrebbe cancellato le tracce”.

Gli arresti sono stati eseguiti lo scorso 27 giugno, con l’ausilio di un centinaio di agenti chiamati anche dagli altri uffici della Questura di Cuneo, oltre che dalle Squadre Mobili di Torino, Aosta, Asti, Vercelli, Biella, Novara, Verbania, Alessandria e dai reparti Prevenzione Crimine di Torino e Genova con l’ausilio di unità cinofile per la ricerca di armi. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 1,5 chilogrammi d’oro (per un valore di circa 85mila euro al prezzo corrente), 27 kg di monete e argenteria varia (18mila euro di valore), 30mila euro in contanti e tre auto di grossa cilindrata. Tre dei soggetti arrestati avevano precedenti per rapine a mano armata ed erano stati coinvolti in passato in sparatorie con le forze dell’ordine.

L’indagine era stata avviata già tra maggio e giugno del 2021, quando nel Cebano erano stati segnalati vari episodi di truffa e furto. Le persone offese avevano molta difficoltà a riconoscere i sospettati perché, oltre a servirsi di parrucche e travestimenti, erano soliti presentarsi muniti di mascherina. Dall’individuazione delle auto si è cominciato a tracciare i movimenti della banda, con lunghe attività di osservazione e pedinamenti per un anno e mezzo. I componenti del sodalizio criminale si sono mostrati molto scaltri: ognuno di loro aveva un compito preciso, dalla cura dei sopralluoghi al ruolo di autista. C’era chi si occupava soltanto di portare le auto in garage monitorati a distanza dalle telecamere, onde evitare che gli investigatori potessero avvicinarsi senza essere notati. In alcuni casi, le targhe dei veicoli venivano clonate ricalcando quelle di vetture “pulite” identiche per modello e colore. Per sviare i sospetti sul loro conto, gli indagati si erano anche curati di produrre finte buste paga presso aziende di famiglia (paninerie di strada, artigiani).

I beni asportati sono sicuramente molti di più rispetto a quelli rinvenuti, precisa il dirigente della Mobile. Si conta di arrivare all’individuazione di ulteriori beni rubati tramite la pubblicazione delle foto che verranno diffuse sul sito www.poliziadistato.it“Preghiamo le persone che riconoscano con certezza i loro oggetti di non esitare a contattarci”.