Nel 2023, la qualità dell’aria in Italia è stata buona. I valori-limite annuali sono stati rispettati, sia per le Pm10 che per le Pm2.5; pochi gli sforamenti per i valori-limite giornalieri, registrati soprattutto nel Nord-est del bacino padano, nella zona del Vesuvio e in provincia di Frosinone. Dati incoraggianti anche per quanto riguarda il valore annuale del biossido di azoto, che nel 98% delle stazioni di monitoraggio non ha fatto registrare sforamenti.
È quanto emerge dal “Rapporto Qualità dell’aria in Italia 2023”, presentato nei giorni scorsi a Torino dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, costituito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dalle Agenzie ambientali di Regioni e Province autonome. Numeri diversi per quanto riguarda l’ozono, inquinante la cui presenza si registra soprattutto in estate: il limite previsto è stato rispettato solo in 49 stazioni su 344. Coerente con il panorama nazionale è la situazione piemontese, come suggerivano i dati diffusi all’inizio dell’anno, ma ancora in attesa di validazione: le concentrazioni registrate nel corso del 2023 dalle stazioni della rete di monitoraggio regionale sono state in media le più basse di tutta la serie storica per Pm10, Pm2.5 e biossido di azoto e tra le più basse per l’ozono.
A fronte dell’ottimismo che il report può trasmettere, serve cautela. Per quanto siano ormai numerose ed efficaci le strategie che sono state adottate per ridurre le emissioni inquinanti, il “bilancio” di un anno è fortemente influenzato dalle condizioni meteorologiche. È il caso del Piemonte dove, annota l’Arpa regionale, “i frequenti episodi di fohen e la ventilazione superiore alla media, il ridotto numero dei giorni con marcata inversione termica hanno creato condizioni sfavorevoli all’accumulo degli inquinanti in atmosfera, nonostante nel 2023 si sia avuta un’anomalia pluviometrica nel complesso negativa”.
Inoltre, se “il quadro sostanzialmente positivo dei dati relativi al 2023 conferma un trend in generale miglioramento”, non per questo bisogna perdere di vista “obiettivi a cui tendere nel lungo termine per la nuova direttiva dell’Unione europea sulla qualità dell’aria in via di definizione”: “Il Sistema nazionale di Protezione ambientale - concludono dall’Arpa Piemonte - sarà chiamato a rafforzare le proprie capacità analitiche per monitorare la composizione chimica del particolato atmosferico, in quanto i recenti studi dell’Organizzazione mondiale della Sanità hanno evidenziato che gli effetti sulla salute non dipendono solo dalle concentrazioni di polveri sottili, ma anche dalla loro composizione”.