Aiutiamo don Nota a ristrutturare il Centro di accoglienza “Emmaus” a Comodoro (Argentina)

QUARESIMA 2022 Progetti di solidarietà - 3

Don Giovanni Nota Comodoro Rivadavia
Don Giovanni Nota di fronte alla chiesa di Maria Auxiliadora, a Comodoro Rivadavia (Patagonia)

Gli “Sguardi di fraternità”, iniziativa degli Uffici missionari delle diocesi di Fossano e Cuneo per la Quaresima 2022, si volgono verso l’estremo Sud dell’America. Il terzo progetto di solidarietà ha come base un luogo molto caro alla memoria della chiesa fossanese in missione: è la parrocchia Maria Auxiliadora (Ausiliatrice) a Comodoro Rivadavia, nella Patagonia argentina, alla cui guida lo scorso mese di gennaio è tornato don Giovanni Nota. Dopo 18 anni, trascorsi a Rawson (medesima diocesi, ma... 385 km più a Nord), il missionario fossanese è stato richiamato dal vescovo nella città sede della diocesi, nella comunità di cui svolse il suo servizio sacerdotale dal 1967 al 2004 (prima con don Giovanni Canale, e poi, dal 1981 come parroco). Una richiesta esigente e faticosa (e anche un po’ disumana...) visto che don Nota ha compiuto da poco 80 anni e a Rawson aveva allestito un progetto pastorale organico, nel segno della corresponsabilità laicale, accompagnato da un grande investimento in campo sociale. E infatti la gente di Rawson ha protestato non poco per questo incomprensibile trasferimento.

“Al mio rientro a Comodoro - dice don Nota - ho trovato una parrocchia che da oltre un anno non aveva un sacerdote fisso. Diaconi e sacerdoti di altre parrocchie turnavano per le messe e le attività liturgiche. Ciò nonostante, diverse aree di pastorale si sono mantenute attive anche se ‘orfane’. In questi mesi sto cercando di riprendere l’animazione pastorale della comunità. Tanti parrocchiani si ricordano di me e sono contenti per il mio ritorno”.
Negli anni in cui era stato parroco, don Giovanni aveva promosso diverse esperienze pastorali e sociali. Don Sergio Daniele (alla guida di Maria Ausiliatrice dopo don Nota) proseguì il lavoro pastorale e sociale del suo predecessore, ma i parroci arrivati dopo il rientro di don Sergio a Fossano hanno lasciato cadere quasi tutte le attività. In particolare, c’è bisogno di rimettere mano al Centro di prima accoglienza “Emmaus”.

L’obiettivo primario è ristrutturare i locali in modo da renderli fruibili e abitabili (è da quasi vent’anni che non si fanno più interventi di manutenzione) per offrire ospitalità temporanea a chi ha perso il lavoro o la casa, affinché il Centro “Emmaus” torni ad essere un punto di riferimento per le persone in stato di necessità. “Due anni di Covid hanno aggravato la crisi politica e sociale - spiega don Nota -; l’inflazione, già elevata, è aumentata ulteriormente a seguito della guerra in Ucraina, a causa dell’aumento dei prezzi di materie prime alimentari come grano e farina, e viaggia oltre il 50%! Le necessità sono enormi. Continua a crescere il numero delle persone bisognose, che arrivano da diverse province dell’Argentina, ma anche da Cile, Paraguay, Bolivia, Venezuela: coppie, famiglie con i loro bambini, persone con problemi di alcool o droga…”.

Il Centro di prima accoglienza "Emmaus" a Comodoro Rivadavia
Il Centro di prima accoglienza "Emmaus"

Il Centro di accoglienza “Emmaus” è una casa che può dare alloggio temporaneo a persone sole o famiglie bisognose. Ha diverse stanze, con 28 posti letto (ma può arrivare a 32), una cucina comune dove gli ospiti possono prepararsi il cibo e un salone grande per riunioni. Ha un regolamento che gli ospiti leggono ed accettano al momento in cui vi fanno ingresso. Tra le altre cose si esige che gli ospiti dedichino la giornata a cercare alloggio e lavoro perché possono restare nel centro poco più di una settimana. Quando il centro era aperto diverse persone trovarono lavoro in aziende e attività vicine.

“Il nome ‘Emmaus’ in qualche modo dice il programma - racconta don Giovanni -: uscire per incontrare, camminare insieme, saper ascoltare e non solo con le orecchie, ma anche con gli occhi e con il cuore per arrivare alla condivisione della ospitalità, della accoglienza, evitando la dipendenza e cercando di stimolare lo spirito di iniziativa nella ricerca di lavoro. È la parabola del buon samaritano: fermarsi, avvicinarsi, fare quello che si può e rimettersi in cammino”.