Responsabilità

In mezza giornata tutta la pioggia che in Piemonte cade mediamente in 5-6 mesi. Mezzo metro d’acqua che ha scavato, incanalandosi violentemente, distrutto, divelto, abbattuto, trascinato detriti, vite, opere dell’uomo. Un danno “ovvio” vista la straordinarietà delle precipitazioni, come ha anche sottolineato in un’intervista all’Unione Monregalese in questi giorni il climatologo Luca Mercalli. Mentre la macchina dei soccorsi si mette in moto (e sono tanti gli esempi)c’è qualcos’altro che in realtà fatica a partire. Una coscienza comune, una cultura diffusa che vada oltre la pur indispensabile solidarietà verso chi sta soffrendo. Fatichiamo ad aprire gli occhi. Certo si è trattato di un fatto eccezionale. Ma è pur vero che sempre più siamo colpiti da eventi climatici violenti ed è da irresponsabili pensare che il cambiamento climatico sia soltanto una teoria e che l’opera dell’uomo sia ininfluente. Nel bene, e soprattutto nel male. Certo sono tanti i fattori, tante le cause e complesse le soluzioni, perché non esiste una formula magica. L’unica strada è quella di cambiare abitudini, rallentando il consumo smisurato delle risorse. Ma di fronte ai disastri ci si sente piccoli, indifesi e incapaci di fare la differenza, così che la “responsabilità di tutti”, spesso citata, diventa in un amen la “colpa di nessuno”. Serve davvero una coscienza collettiva, serve un investimento culturale. In questi giorni Papa Francesco ha firmato la sua nuova enciclica, “Fratelli tutti”, ma la Laudato sì del 2015 è ancora attuale, attualissima. Da leggere, e soprattutto mettere in pratica. Prima che sia troppo tardi.