“After work” – “2 matrimoni alla volta”

After Work

AFTER WORK
di Erik Gandini; con Noam Chomsky, Elon Musk, Armando Pizzoni, Elisabeth Anderson (II), Documentario, Svezia, 2023, durata 81 minuti. 

Regista italiano da tempo residente in Svezia (dove tra l’altro è docente di “cinema documentario”  presso l’University of the Arts di Stoccolma), Erik Gandini divenne noto al grande pubblico sul finire dello scorso decennio con “Videocracy - Basta apparire”, documentario del 2009 dedicato allo strapotere mediatico e politico di Berlusconi e la deriva etico-morale scatenata in quegli anni (e non soltanto in quelli) dal berlusconismo. Niente di nuovo per chi in Italia conosceva il personaggio B. e film per certi versi interessante ancora oggi, soprattutto da quando in seguito alla sua scomparsa la Destra al governo ha tentato la santificazione di un soggetto irrimediabilmente squalificato sotto il profilo etico-morale e giudiziario. Con “After work” Gandini affronta in questo caso il tema del lavoro, o meglio la fine del lavoro, chiedendosi quale senso riusciremo ad attribuire alle nostre esistenze quando tra 15/20 anni ogni attività umana sarà completamente automatizzata e il lavoro non sarà più necessario. 

Il film si apre con una citazione di Aristotele circa l’incapacità degli spartani di vivere “il tempo libero” perché inadatti a “vivere in pace” e prosegue poi con una serie di interviste e testimonianze raccolte tra Italia, Usa, Corea del sud e Kuwait sia di persone comuni che di  imprenditori, filosofi e politici come Elon Musk, Noam Chomsky, Yuval Noah Harari e Yanis Varoufakis e il malmostoso sociologo italiano Luca Ricolfi. Il film vorrebbe essere una riflessione sulle cause culturali e storiche del nostro attaccamento al tempo del lavoro che secondo Gandini è figlio della società industriale che ha reso tutti noi dei “drogati di lavoro”. Cosa faremo, cosa faranno gli uomini del loro tempo libero se molti (tutti?) non dovranno più lavorare? Lo spunto di per sé è molto interessante, ma il film nel complesso segna un colpo a vuoto, il tema infatti, più che mai complesso, è trattato con eccessiva superficialità per esempio dimenticando, errore imperdonabile, chi come Max Weber ai primi del ‘900 e poi i filosofi della Scuola di Francoforte, e Marcuse in particolare, negli Anni ’50 del secolo scorso avevano già affrontato diffusamente il problema. Il film scorre via senza graffiare, le domande sono molte ma le risposte latitano, Gandini si e ci pone delle domande ma non risponde, anzi elude una delle domande principali, ovvero la distribuzione dei profitti: come sopravviverà l’umanità nel mondo senza lavoro senza un’equa distribuzione dei profitti? 

Due Matrimoni Alla Volta

2 MATRIMONI ALLA VOLTA
di Philippe Lacheau; con Philippe Lacheau, Elodie Fontan, Tarek Boudali, Julien Arruti, Nathalie Baye, Didier Bourdon, Arielle Dombasle, Gérard Jugnot, Georges Corraface, Catherine Benguigui, Philippe Duquesne, Francia, 2023, durata 88 minuti. 

Con i suoi amici Augustin e Mehdi,  Gregory aveva fondato “Alibi.com”, un’agenzia specializzata nel creare falsi alibi per coniugi infedeli. Idea in sé geniale, ma le situazioni assurde con i quali i tre si trovavano ogni giorno a confronto erano davvero troppe, tanto che Greg aveva deciso di chiudere l’agenzia, promettendo alla fidanzata Florence di cambiare vita e smetterla con gli inganni e le bugie. Ma quando, per dare una svolta al suo fidanzamento che rischiava di incagliarsi, Gregory chiede a Florence di sposarlo, di colpo le cose precipitano. Greg si rende conto che per compiere il grande passo dovrà presentare a Florence e ai suoi genitori la sua eccentrica famiglia composta da un padre truffatore con una lunga serie di frodi alle spalle ed una madre attrice di film pornografici. Al povero Gregory non resta dunque che riaprire l’agenzia insieme agli amici di sempre per trovare dei genitori fasulli da poter presentare Florence e ai suoi genitori. 

Sequel del già modesto  “Alibi.com” (2017), il film di Philippe Lacheau è una commedia degli equivoci senza troppe pretese che gioca con uno degli archetipi di sempre della “romantic comedy” tanto da costituire un vero e proprio sottogenere (da “Quattro matrimoni e un funerale” a “Se mi scappi ti sposo”, da “Big Wedding” a “Una notte da leoni”) e  se “far ridere” come affermava Pirandello è una cosa seria, “2 Matrimoni alla volta” allora non è da prendere troppo sul serio. Si ridacchia, qua e là, si sbadiglia, qua e là, e tutto scivola via, come acqua sull’ombrello.