Mago Frensis: il piacere logorante del disegno

Suggestioni di un illustratore: l'intervista a Francesco Imberti

Francesco Imberti
Foto Francesco Pala

Musica, scienza e fantascienza: sono gli ingredienti mixati da Francesco Imberti per dare vita in modo quasi alchemico alle sue illustrazioni, firmate Il Mago Frensis.

Mago, un soprannome nato ai tempi dell’università a Urbino proprio per la passione di Francesco di azzardare “fantascientifiche” misture anche in cucina e nel bicchiere: “Da bambino mi chiamavano Checco e a Fossano sono ancora Checco per molti. Alcuni amici di Mondovì però mi chiamavano Frensis ed è con loro che condividevo l’appartamento a Torino dove sono diventato Frensis per tutti e, infine, Mago Frensis a Urbino che ho poi scelto per firmare i miei lavori”.

Università a Torino e Urbino, quindi, con un percorso di studi che sembra raccontare mondi molto lontani tra loro; dopo il liceo scientifico, infatti, Francesco ha conseguito la laurea triennale in Fisica per poi svoltare radicalmente con la magistrale in Illustrazione alla Isia di Urbino tra un whisky sour, mixato in barattoli di conserva, e centinaia di tavole e progetti.

Un mondo difficile quello dell’illustrazione e Francesco ora, oltre a disegnare con la consueta passione, si occupa anche di grafica pubblicitaria, come prima di lui illustri maestri delle tavole illustrate quali Guido Crepax e Andrea Pazienza. È proprio nel mondo dell’illustrazione che ci ha portati nella nostra intervista: “A intraprendere la strada dell’illustrazione mi ha spinto la passione più sfrenata e la gioia che provo nel disegnare, anche se si tratta di un processo logorante perché non sempre si accende la creatività”.

Contrariamente a quello che si può immaginare, la passione per il disegno non è nata solo da un amore per le graphic novel o i libri illustrati, ma in particolare dalla musica e dall’interesse per i tatuaggi: “Il disegno si immette nel quadro delle mie passioni che mi hanno coinvolto fin da ragazzino: la scena punk, i diversi stili nei tatuaggi, lo stesso amore per la scienza, mi sento ancora una persona decisamente… scientifica, mi hanno spinto a prendere gli strumenti da disegno in mano”.

Stilisticamente Frensis si definisce illustratore e non narrativo: “Mi piace concentrarmi sull’immagine singola per farle trasmettere una storia. Mi affascina perché chi guarda l’immagine è come se la leggesse anche se non se ne rende conto”.

Occorre fare una precisazione sul variegato mondo delle storie illustrate: l’illustratore non è un fumettista e anche all’interno del mondo dell’illustrazione ci sono infinite sfaccettature. Basti pensare alla differenza che può esserci tra un libro per bambini e le copertine della serie di fantascienza Urania e, ancora, le illustrazioni delle notizie dal mondo che molte testate giornalistiche stanno tornando a impiegare: “Ho fatto un corso con Beppe Giacobbe per l’illustrazione sulla stampa periodica. Mi piace creare un’immagine narrativa di un fatto: la bellezza è che si racconta un evento avvicinando il lettore con un altro linguaggio, reinterpretando l’accaduto anche attraverso un valore estetico e artistico”. Giornali quali Sole XXIV Ore, Repubblica e stampa stanno in parte tornando alle impostazioni di un tempo con l’utilizzo accattivante di illustrazioni a corredo delle notizie, ci sono poi riviste periodiche come Il.Leggibile, con cui collabora anche Frensis che usano proprio solo l’illustrazione pe narrare fatti e avvenimenti.

“Essere illustratore significa poter ricreare quei mondi e immagini che il mondo esterno, le passioni e per certi versi le creazioni di altri mi danno, le suggestioni che ne derivano – spiega Frensis -. Si fondono nei miei lavori la passione per il mondo scientifico e la scena punk, ma mi dedico anche molto all’immaginario che va dall’horror al fantascientifico. Tutti questi mondi non sono così lontani a ben pensare perché molte scoperte scientifiche erano state in qualche modo anticipate da libri di fantascienza e molti autori di questo genere erano fisici o legati in qualche modo alle scienze”.

Questa commistione tra scienza e fantascienza è culminata nella tesi di laurea di Frensis con la pubblicazione del numero 0 di un volume “Science dispatch from outer space”, che abbina testi scientifici a firma di professionisti illustrati da immagini decisamente oniriche e fantascientifiche vertendo su un tema molto attuale: il cambiamento climatico.

Nel book di Frensis si trova anche un libro per bambini “Hinagiku” di cui ha curato testi e immagini oltre al tutta la parte grafica di FreakOut e degli Skinny Peachfuzz, il gruppo punk di cui Frensis è anche chitarrista e cantante: “Nella grafica degli Skinny Peachfuzz ho la massima libertà espressiva, ma mi piace anche misurarmi con le illustrazioni commissionate da altri perché mi confronto con il modo di vedere il mondo del committente che può essere anche molto lontano dal mio. È stimolante”.

Tra tavole, artwork per dischi e t-shirt di molte band e illustrazioni per riviste e libri spicca tra i lavori universitari di Frensis anche la parte grafica delle “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli.

Influenzato da autori come Jesse Jacobs, Jason Galea e Junji Ito, autore di manga horror, e dai cartoon degli anni ’30, Frensis strizza l’occhio anche a tatuatori come Billi Boi, a gruppi e musicisti quali i Gee Tee, Kurt Vile, i Parquet Courts e dalla letteratura fantasy che ha accompagnato gli anni giovanili e a tutto il mondo, un po’ nerd, della fisica. Tra le sue influenze, poi, non manca il mondo dei cartoni animati “fonte inesauribile di piacere e stimolo, in particolare i cartoni satirici e fantasy/fantascientifici come gli ormai storici Simpsons, American Dad, South Park, ma anche i moderni Riky e Morty, Archer, uno dei meii preferiti, BoJack Horseman, The Midnight Gospel, capolavoro a livello di idea; un podcast radiofonico di un ragazzo americano su cui hanno poi costruito una brevissima serie animata con dialoghi che sono effettivamente quelli del podcast e immagini assolutamente oniriche e fantascientifiche”.

Passione e divertimento, ma anche una nota un po’ amara in conclusione: “Purtroppo come molti mestieri in campo intellettuale c’è un grande divario tra le grandi firme e il variegato mondo degli illustratori per i quali risulta essere poco pagato e spesso non un mestiere sufficiente in sé. Si rischia, a volte, che resti molto autoreferenziale, chiuso all’interno di un mondo di appassionati”.