Casa cara casa

Cosa vuol dire che il denaro costa di più? Che il tasso dell’euro è al 4,5%, continuamente aumentato negli ultimi due anni? Significa una cosa sola: acqua gelida sui prezzi tramite il raffreddamento della richiesta di beni. E se per acquistarli ti devi indebitare sempre più pesantemente, rinvierai l’acquisto o guarderai con estrema attenzione al prezzo.

Uno dei modi per chiedere denaro in prestito è il mutuo ipotecario, chiesto ad un istituto finanziario per l’acquisto di un immobile (casa, garage, negozio, ufficio, capannone, terreno…). La banca – o chi per essa – accende un’ipoteca sul bene e chiede indietro i soldi prestati in tot anni, gravati da un certo tasso d’interesse. Meccanismo abbastanza semplice e ben conosciuto.

La differenza sta che a dicembre 2021 si poteva strappare senza grandi problemi un mutuo ventennale all’1%! In soldoni, 130mila euro prestati costavano all’investitore 10mila euro di interessi dilazionati in vent’anni. Insomma quasi niente. Ma la Bce allora regalava soldi pur di attivare l’economia, le banche erano ridotte ad accontentarsi del quasi piuttosto che del niente.

Due anni e la situazione si è capovolta. Gli interessi si sono quadruplicati e a quel punto è inevitabile che molte intenzioni d’acquisto siano finite in ripostiglio. Non a caso il settore immobiliare ha avuto una frenata a due cifre percentuali, che non accenna a finire.

Se comprare casa (o negozio, aree edificabili…) è diventato molto più oneroso, inevitabilmente è esploso il mercato degli affitti, rivitalizzando situazioni in cui languiva, ma facendo esplodere i canoni nelle città d’arte e universitarie: massimo danno nelle città turistiche e pure universitarie. Un. malessere che ha portato gli studenti a veementi proteste lo scorso settembre.

Da lì una corsa a nuovi campus universitari, ad Imu agevolate dalle amministrazioni comunali per chi affitta a studenti, alla crescita del pendolarismo. Più problematico il caso di chi la casa la vuole acquistare per mettere su famiglia: normalmente giovani che non hanno le “spalle” ultra-coperte e che hanno occupazioni frammentate e modestamente retribuite.

Da qualche tempo lo Stato stanzia notevoli somme sia per agevolare fiscalmente gli acquisti di chi ha meno di 36 anni, sia per alimentare un fondo pubblico che garantisca i mutui fino all’80% in caso di insoluto. Comunque rimane poi il debito verso lo Stato per quanto questo ha versato in quella situazione.

C’è tutta una serie di criteri da rispettare che effettivamente rendono questo strumento accessibile solo a chi parte veramente dai primi gradini della scala sociale (Isee personale, appartenere a una categoria prioritaria – coppia da almeno due anni oppure avere un figlio a carico, abitare in una casa popolare… –, chiedere fino a 250mila euro di mutuo). Come ogni legge italiana, non mancano dubbi e momenti comici (tutti gli evasori fiscali hanno un’Isee basso; come stabilire i due anni di convivenza di una coppia non sposata?), ma la situazione è certo meno rovente di 30-40 anni fa, quando il problema-casa era forse uno dei più drammatici.

Da allora molto si è costruito, mentre la demografia calava drasticamente. I figli unici di oggi forse non avranno più le pensioni, ma godranno di una serie di immobili ereditati dalle famiglie. Sperando che questi abbiano mantenuto un certo valore.

Nicola Salvagnin