Che aria tira a Fossano

La relazione dell'ingegnere ambientale: oggi la città rispetta i limiti, ma nel 2030 soglie più rigide

Fossano panoramica

“Che aria tira a Fossano?”. Un’aria di cui, in questi anni, è stata analizzata la qualità. Lo scorso 30 novembre, all’hostello Sacco di Fossano, sul tema è intervenuto Matteo Bo, ingegnere ambientale con un dottorato sulla qualità dell’aria in contesto urbano. La serata è stata voluta dal Patto civico per Fossano; con Bo, c’era Francesco Pagliero come moderatore.

“Dati confrontabili”
con Mondovì e Alba
Le misurazioni dell’inquinamento atmosferico a Fossano sono state effettuate da Arpa Piemonte tra il 2001 e il 2011 con una centralina fissa collocata all’ex “mini zoo”, in seguito rimossa, e, nell’inverno del 2018, con un laboratorio mobile posteggiato in piazza Divisione Alpina Cuneese.
Secondo i dati raccolti - e riportati da Bo durante la serata - a Fossano si registra “una maggiore influenza dell’inquinamento diffuso del bacino padano rispetto al sito pedemontano della città di Cuneo, caratterizzato da una maggiore ventilazione che permette una migliore diluizione degli inquinanti”: la qualità dell’aria nella città degli Acaja, in altre parole, è più condizionata dall’inquinamento diffuso nella Pianura Padana di quanto lo sia Cuneo.
Quanto ai singoli inquinanti, i valori del Pm10 sono “statisticamente confrontabili in media con quelli della stazione di traffico a Mondovì e della stazione di Alba” e l’Arpa Piemonte ha stimato 45 superamenti del limite giornaliero di 50 µg/m3 contro i 35 consentiti per anno civile. Questi valori rientrano “nella situazione dell’inquinamento da polveri sottili che caratterizza la provincia di Cuneo”, mentre “in analogia con quanto riscontrato su tutto il territorio regionale” non emergono criticità per monossido di carbonio, benzene e biossido di zolfo.
Non si sono riscontrati superamenti dei limiti del biossido di azoto nel periodo di analisi, mentre di rilievo è la situazione dell’ozono che per Arpa Piemonte “si mantiene critica nella provincia di Cuneo”: “In tutte le stazioni fisse, rimangono disattesi gli obiettivi a lungo termine stabiliti per la protezione della salute umana e della vegetazione”.

Buone notizie? No,
per i nuovi standard
Il quadro che emerge è di un sostanziale rispetto di gran parte degli attuali limiti fissati dalla legge per gli inquinanti. Ma conta - e non poco - quali sono le soglie al di sopra delle quali la situazione è considerata critica alla luce delle più recenti ricerche scientifiche. Come ha spiegato Bo - e come “la Fedeltà”, a sua volta, aveva annunciato lo scorso febbraio presentando un report di Legambiente - nel 2030 debutteranno nuovi valori limite, più stringenti, per le evidenze emerse e ritenute vincolanti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
In altre parole: le soglie in vigore oggi non sono in realtà sufficienti per proteggerci da malattie legate all’inquinamento. Se per esempio si considera il biossido di azoto, il valore limite annuale è fissato in 40 µg/m3, ma l’Oms ritiene che soltanto al di sotto della soglia di 20 µg/m3 non vi sia alcun effetto sulla mortalità, mentre al di sopra, per ogni incremento di 10 µg/m3, la mortalità aumenta del 5,5%.

Matteo Bo (a destra) con Francesco Pagliero

La campagna
#Cheariatira
Per la raccolta dei dati sullo stato di inquinamento in diverse aree di Fossano, è stata preziosa la collaborazione dei cittadini, coinvolti nella campagna per la misurazione del biossido d’azoto #Cheariatira, che è stata promossa dal comitato “Torino respira” a partire dal 2019 e che si aggiunge alle rilevazioni dell’Arpa Piemonte.
Come sintetizzato da Bo, i valori più elevati si sono riscontrati lungo l’asse via Marconi-via Roma-viale Regina Elena. In analogia con i dati Arpa Piemonte, nessun valore è stato stimato oltre il limite annuale di legge; ma da questa mappatura della città emerge come l’82% dei punti sotto analisi presentasse dati superiori alla soglia di guardia dell’Oms.

Allevamenti intensivi
e ammoniaca
Nella serata all’hostello Sacco, si è infine parlato delle cause di queste concentrazioni.
Se a Fossano come altrove i dati urbani sono legati in misura decisiva a traffico e riscaldamento degli edifici, sempre secondo i dati raccolti nel 2018 la città degli Acaja si colloca, per produzione di ammoniaca, “al primo posto a livello regionale, con l’emissione di più di 1.640 tonnellate all’anno, di cui il 99% provenienti dal comparto agricoltura”.
È, per Fossano, una questione vecchia, legata alla massiccia presenza di allevamenti intensivi. E se l’ammoniaca non si rivela allo stato attuale critica in relazione alla propria tossicità, è tuttavia uno dei principali “precursori” delle polveri insieme al biossido d’azoto. In altre parole, ammoniaca e biossido di azoto si trasformano chimicamente formando particolato secondario, molto pericoloso per la salute.  Ciò non significa che occorra “demonizzare” allevamenti intensivi e agricoltura; ma, - come accade per altre “sorgenti” - anche per essi bastano, spesso, piccoli accorgimenti che limitino le emissioni. Tra questi, lo spandimento dei liquami con ugelli rivolti verso il suolo e il pronto “reinterro” del concime. Approcci che comportano un tempo più lungo perché il trattamento sul campo sia completato, ma che fanno bene all’ambiente e a noi.