Le ceneri di Bartolomeo Vanzetti tornino a Villafalletto

Appello del nipote Giovanni per riportare in Italia l’urna custodita alla Boston Public Library

Una lunga lettera corredata da un dossier approfondito per chiedere alle autorità statunitensi la consegna dell’urna contenente metà delle ceneri di Bartolomeo Vanzetti, ingiustamente giustiziato, insieme a Nicola Sacco, nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1927 in Massachusetts.

Ad inviarla, lo scorso 18 dicembre, è stato Giovanni Vanzetti, 86enne nipote di Bartolomeo. Il caso Sacco e Vanzetti fu molto sentito sia in Italia che negli Stati Uniti. I due italiani furono ingiustamente accusati di duplice omicidio e protagonisti di un processo farsa che terminò con la sentenza di pena capitale. Furono molte le manifestazioni a sostegno dei due con scontri tra sostenitori e forze dell’ordine, ma nulla valse a modificare la decisione della corte.

Alla morte di Sacco e Vanzetti le ceneri furono divise in due parti: una metà fu affidata a Luigina Vanzetti, sorella di Bartolomeo, che le riportò in Italia adoperandosi perché i resti riposassero nei cimiteri delle rispettive città di provenienza, mentre l’altra metà doveva essere destinata alla Freedom House, un auditorium che avrebbe dovuto essere costruito e intitolato a Sacco e Vanzetti. Lo scultore Gutzon Borglum realizzò una targa bronzea da destinare al mausoleo, ma questo non fu mai realizzato.

Da allora quindi la metà delle ceneri dei due italiani ha subito numerosi spostamenti.

Luigina Vanzetti proseguì fino alla morte, nel 1950, la sua opera per riportare in patria i resti del fratello come si legge nella lettera di Giovanni Vanzetti: “Per tre volte l’urna fu prossima al ritorno in Italia, ma ogni volta, per questioni diverse, il suo trasporto fu impedito. Il contenitore in rame con la metà delle ceneri di mio zio Bartolomeo e la certificazione comprovante il suo contenuto inizialmente furono consegnate alla vedova di Nicola Sacco, presso la quale rimasero per tre anni. Furono quindi trasferiti presso la casa di Alfonsina Brini (emiliana emigrata negli States presso la cui abitazione aveva soggiornato Vanzetti nda), che in modo molto prudente e rispettoso riuscì a custodirli per ben 36 anni - subendo anche un danneggiamento per furto -, sino a quando, poco prima di morire, li consegnò ad Aldino Felicani (tra i più strenui promotori della realizzazione di un mausoleo dedicato ai due anarchici, nda), nella cui tipografia di Boston rimasero per altri 12 anni, sino alla definitiva destinazione avvenuta nel 1979 alla Boston public library dove sono tuttora conservati”.

Il nipote di Bart, come viene chiamato Vanzetti negli Stati Uniti, scrive ora “nella sua qualità di familiare ed erede diretto di Bartolomeo Vanzetti (...) affinché predispongano la naturale destinazione dell’urna al luogo ove la medesima dovrebbe trovarsi cioè al cimitero di Villafalletto, affinché possa essere depositata nel rispetto del destino umano, finalmente in pace con se stessa e con il mondo, a fianco dell’altra urna contenetene la metà delle ceneri, già presente nel luogo dei morti del paese, vicino ai propri familiari, sin dall’ottobre 1927”.

Oltre alla lettera e a sostegno della sua posizione, Vanzetti ha allegato la ricerca “Senza pace le ceneri di Nick e Bart” a firma di Luigi Botta, storico studioso del caso Sacco e Vanzetti che da oltre cinquant’anni porta avanti il suo meticoloso lavoro di ricerca.

“La vicenda delle ceneri di Vanzetti va divisa in due parti - spiega Luigi Botta -. Luigina davanti a un notaio si fece certificare che metà delle ceneri fossero affidate ad Aldino Felicani per essere rapidamente tumulate in un luogo appropriato. Felicani si impegnò con forza a far costruire l’auditorium-mausoleo, inizialmente sembrava che sarebbe stato pronto entro un anno. Purtroppo però le cose non andarono così e Luigina iniziò a richiedere la restituzione della metà nel frattempo custodita da Alfonsina Brini. C’è una grande corrispondenza tra le due donne e diversi furono i tentativi di riportare l’urna in Italia. Luigina non disse mai a suo padre, né ai fratelli Vincenzina e Ettore che le ceneri che aveva portato in Italia fossero solo la metà. Vincenzina lo seppe da Alfonsina Brini quando Luigina era ormai vicina alla fine e riprese la corrispondenza con Brini e i tentativi, che nel tempo si ridussero fino a cessare. Lo scorso agosto ho riproposto l’idea e ho quindi messo insieme questo dossier attingendo al materiale che ho accumulato in 50 anni di ricerche per documentare l’ipotesi della restituzione dell’urna. Inizialmente avremmo voluto spedire la lettera il 24 dicembre, giorno in cui si svolse la rapina di Bridgewater di cui Sacco e Vanzetti furono ingiustamente accusati, ma poi abbiamo deciso di anticipare di qualche giorno. Non sappiamo come finirà questa vicenda, la procedura è complessa. La buona notizia è che il Consolato italiano a Boston si è già mosso nei confronti della Public library”.